Un successo totale, una supremazia collettiva. La sentenza del primo leg tra Juventus e Barcellona dà completa ragione alla compattezza dell’organico bianconero, che nell’arco dei 90 minuti ha saputo essere camaleontico, concentrato al massimo ed estremamente cinico. Dall’altra parte un Barcellona che quasi mai ha trovato la lucidità necessaria per bucare la fitta rete difensiva juventina, e che dopo i due ganci al mento rifilati da Paulo Dybala in avvio, è sembrato stordito, scoordinato come un pugile sull’orlo del KO. Knock Down che arriva con il gol di Chiellini, al 55’, ma la partita non è chiusa, alla Juve serve non prendere gol. E difatti per la settima volta in questa Champions League, Buffon chiude con un clean sheet. Massimiliano Allegri il 19 aprile porterà con sé, nel suo bagaglio, 3 reti di vantaggio sui blaugrana al Camp Nou. Dove si completerà il pesante verdetto su chi, tra Juve e Barcellona, accederà alle semifinali di questa pazza Champions League 2016/2017.
Le formazioni
Allegri non può far altro che optare per il solito 4-2-3-1, con l’imprescindibile e sempre più eterno Gianluigi Buffon tra i pali, schermato da Alves, Bonucci, Chiellini ed Alex Sandro (che vince il ballottaggio su Asamoah); coppia mediana composta da Khedira-Pjanić, oltre ai 3 dietro a Gonzalo Higuaìn, vale a dire Cuadrado, Dybala e Mandzukić.
Luis Enrique invece all’ultimo spalma i suoi in un 3-3-1-3, che sembrava impensabile data la pesante assenza di Busquets. In campo scendono Ter Stegen, coperto dal blocco di centrali Piquè, Umtiti e Mathieu; Mascherano sostituisce Busquets nel ruolo di regista, mezzali Rakitić ed Iniesta dietro a Messi, che in questo nuovo modulo parte centralmente come trequartista, ma ha licenza di svariare sul fronte offensivo. Tridente “anomalo” formato da Sergi Roberto (che in realtà scambia spesso posizione con Messi) a destra, Suarez unica punta e alla sua sinistra Neymar.
La partita
Chi ben comincia è a metà dell’opera
L’inizio di gara suscita grande sorpresa, con l’atteggiamento ultra offensivo mostrato dalla Juventus nei primi minuti di gara. La pressione degli uomini di Allegri è incessante, immediata, organizzata, e il Barcellona nei 10 minuti iniziali fatica a prendere il controllo della sfera, requisito primario per realizzare “el juego de posiciòn” catalano. Gli azulgrana, che evidentemente non si aspettavano tale coraggio da parte degli avversari, arrancano difensivamente e dimostrano profonde lacune anche nell’attenzione alle marcature sui calci da fermo. I 3 centrali vengono braccati dai trequartisti bianconeri, che con una veemenza al limite dell’accettabile e coadiuvati dalla partecipazione dei due mediani (che si alzano sulle mezzali avversarie) conquistano un notevole numero di palloni nella metà campo avversaria, o comunque interrompono sul nascere le offensive della regia barcellonista. Al termine del primo tempo, sono 6 i possessi strappati dalla formazione di Allegri sulla trequarti del Barcellona, e al triplice fischio si conteranno 14 falli bianconeri nel suddetto lembo di campo.
Per gli ospiti, come precisato in precedenza, anche l’attenzione alle marcature è decisamente migliorabile: solamente dopo 2 minuti e 20 secondi, sul calcio di punizione di Pjanić, Mascherano lascia completamente senza opposizione Gonzalo Higuaìn, che impatta troppo bene il pallone e lo spedisce direttamente a Ter Stegen. Ma l’esempio è valido per palesare la chiara deconcentrazione del jefecito, confermata poi durante la gara.
Con un tale gap nell’approccio mentale, il gol del vantaggio è solo questione di tempo. Perché il Barça non si limita a subire, ma cerca anch’esso di sfruttare gli errori in impostazione della Juventus, con il solito, asfissiante pressing che caratterizza la formazione spagnola da molti anni a questa parte. Il problema, per Luis Enrique e i suoi, è la mancata giunzione tra l’uscita nel pressing e il rientro, qualvolta la prima linea di pressione viene spezzata. In questo senso sono chiari i motivi delle scelte di Dani Alves ed Alex Sandro, laterali tecnici ed abili nel fraseggio forzato.
Al settimo minuto (seconda palla gol) si concretizza l’1-0 per la Juventus: è Paulo Dybala a chiudere l’azione, che nasce da un ottimo giropalla bianconero, sul quale il Barça tenta il pressing. Un rapido scambio tra Alex Sandro e Khedira fa saltare la prima pressione blaugrana, che prevede un’importante densità di uomini nella zona forte del campo (quella limitrofa al pallone). Quest’attitudine favorisce lo smarrimento di uomini avversari dalla parte opposta del campo (Cuadrado), perché le distanze tra le maglie di un reparto non siano troppo ampie da concedere imbucate centrali.
Higuaìn si stacca dalla linea dei difensori (perché è Dybala ad attaccare lo spazio) e appena ricevuto palla da Khedira si accorge subito dell’enorme libertà che può essere sfruttata dal compagno di squadra colombiano. Cuadrado poi addomestica rapidamente il pallone e punta con decisione Mathieu all’interno dell’area. Il terzino francese non può contenere l’avversario nell’uno contro uno, e per evitare il calcio di rigore aspetta il raddoppio di Neymar (non esattamente puntuale, per usare un eufemismo), ma Cuadrado nel frattempo ha già spedito palla orizzontalmente verso Dybala, molto abile nel ricercare lo spazio tra le linee (esageratamente ampio) dei reparti blaugrana, che avvitandosi sul piede destro trova l’angolino.
La forza dell’acclimatamento
Il primo terzo di gara è maturato su ritmi e contrasti tipici del calcio britannico, con due squadre che difendono in avanti, grazie ad una pressione fisicamente stremante e a puntuali coperture preventive da parti del reparto difensivo. O meglio, finora, questo è riuscito solo alla Juventus, probabilmente spinta dall’entusiasmo e dalla carica dello Juventus Stadium. Nella successiva clip osserviamo una Juve quasi interamente proiettata nella metà campo del Barcellona, che con un numero enorme di uomini va a mettere in difficoltà la trama blaugrana. Iniesta viene costretto a spazzare, ed anche se il pallone viene direzionato verso Rakitić, Chiellini prolunga l’azione juventina grazie all’anticipo dopo la puntuale marcatura preventiva.
La Juve è coraggiosa, è dinamica, ma sa che con il prosieguo della gara non riuscirà nel continuare a privare il possesso palla al Barcellona. È così che, circa dal 20’ minuto in poi, la formazione Campione d’Italia dà sfoggio di tutta la propria maturità tattica, abbassando il baricentro fino ad azzerare la profondità, e rannicchiandosi nel compatto 4-4-2 rodato nella sfida contro il Napoli.
La Juventus gioca una grande gara, ma non interamente perfetta. Al 21’ minuto è Dani Alves ad avere una svista, dopo il solito interscambio di posizioni mezzala-esterno d’attacco barcellonista: Iniesta si defila, mentre il pallone viene cacciato indietro dalla pressione di Pjanić e Messi se ne appropria. L’argentino accende la luce, quando il capitano del Barça detta un passaggio filtrante alle spalle di Alves - arriverà con una precisione ai limiti del pensabile - il quale non assorbe lo scatto verticale dell’ex compagno di squadra, che con piattone destro prova a superare Buffon, autore dell’ennesimo, spettacolare miracolo.
Per sfortuna del Barcellona, sarà solo un caso isolato: il prossimo tiro in porta dei catalani arriverà solamente al 60’, con Lionel Messi.
Mirare e colpire
Paradossalmente, 60 secondi dopo dall’azione che poteva portare al pareggio, si genera quella del raddoppio della Juventus. A trasformare acqua in vino è ancora Paulo Dybala, lasciato ancora inspiegabilmente libero di fluttuare al limite dell’area con estrema libertà, da Javier “el jefecito” Mascherano. Gigi Buffon è costretto al celere rilancio per la pressione del Barcellona che gli azzera le possibilità di passaggio, ma il numero 1 riesce a trovare comunque Gonzalo Higuaìn, sul quale accorcia bene Piquè, ma non sufficientemente da sporcare la fantastica sponda dell’argentino per Khedira. Il tedesco apre a sinistra per Mandzukić - autore della solita gara da lottatore - che avanza 30 metri palla al piede, fino all’altezza di metà area di rigore barcellonista, e scarica sul rimorchio di Dybala, che dal limite, tutto solo, frusta il pallone sul primo palo di Ter Stegen. Guardando quest’azione, forse, Luis Enrique rimpiangerà non poco l’assenza di Sergio Busquets.
Dopo il goal del 2-0, il Barcellona predominerà con il possesso territoriale e del pallone, senza mai però scalfire l’organizzazione difensiva juventina come precedente nel caso di Iniesta.
Ritorno illusorio al passato
Nel secondo tempo entra Andrè Gomes al posto di Mathieu, mossa che confessa e conferma la scarsa prova del francese, oltre alla bocciatura di Mascherano nei panni di Busquets. Modificato l’assetto della squadra in un 4-3-3, con Rakitić e Iniesta a completare il reparto mediale come mezzali, e tridente tornato ad essere rappresentato dalla MSN, il Barcellona comincia apparentemente a girare. Questo cambio di conformazione giova subito agli ospiti, che sembrano trovarsi maggiormente a proprio agio con il loro vecchio modulo, grazie al quale sviluppano immediatamente diverse occasioni. Queste opportunità maturano anche grazie all’atteggiamento propositivo della Juventus, che come ad inizio gara viveva su un baricentro alto e su una rapida aggressione del portatore avversario, che non sembra essere ugualmente efficace dal 45’ in poi. La prima chance per il 2-1 nasce dopo un combattimento in mezzo al campo in seguito alla rimessa laterale di Alex Sandro: il Barcellona riorganizza un possesso palla con rapidissime triangolazioni, liberando infine lo spazio centrale per Messi; l’argentino, sotto dettatura dello scatto di Neymar, scocca la freccia rasoterra ancora tra Bonucci e Alves, ma stavolta il centrale difensivo intercetta il filtrante per un soffio, lasciando lì il pallone al limite dell’area, dove verrà raggiunto per primo da Lionel Messi. Fortunatamente per la Juve el diez arrivava da sinistra, quindi non ha potuto calciare col suo piede forte: palla a lato di Buffon, ma Juve che concede la seconda chiara opportunità da gol.
Nella seconda è Neymar a spedire nello spazio Suarez, abilissimo nel galleggiare sulla linea del fuorigioco per poi attaccare la profondità con la sua accelerazione che non conosce pari. Una volta raccolto il pallone nei pressi della linea di fondo, l’uruguagio mette il cross sul secondo palo, dove non arriva Sergi Roberto ed allontana Alex Sandro, il quale serve involontariamente Iniesta, libero al limite dell’area, rimontato all’ultimo da Khedira. Juve che rischia nuovamente, in meno di 10 minuti il Barcellona avrebbe potuto riportarsi in carreggiata. La formazione di Allegri deve evitare di andare a prendere alto il Barcellona, se vuole scongiurare trame di questa pericolosità.
Le dimensioni contano
Lo spazio, però, può esser nocivo anche per i blaugrana, perché anche dall’altra parte c’è un 9 che sa sfruttarlo nella miglior maniera possibile, vale a dire Gonzalo Higuaìn. L’ex Napoli ha giocato una gara d’altruismo, di sponde ed appoggi, di lavoro per la squadra, di sacrificio totale, spesso abbassandosi per ricevere palla e far salire i compagni. Una gara che spesso lo ha visto in una posizione a lui impropria, se pensiamo alle sue doti di goleador implacabile e di ottimo “attaccante” dello spazio. Ce lo ricorda al 55’ minuto, quando un lancio del solito Dani Alves raggiunge il capocannoniere della scorsa edizione della Serie A, che sfrutta il cattivo posizionamento di Sergi Roberto, e solo davanti al portiere fallisce un gol che di solito gli riesce facile.
Sugli sviluppi di questa azione, poi, la Juventus guadagna un corner, dal quale ne matura un altro. E indovinate un po’, proprio da quel corner spunterà Giorgio Chiellini a fare 3 a 0. Il difensore bianconero (187 cm x 85 kg) viene marcato ad uomo da Javier Mascherano (174 cm x 74 kg), il quale con tutti i limiti fisici del caso, non può evitare in nessuna maniera il mismatch naturale nei confronti del collega, che lo sovrasta ed impatta il pallone indirizzandolo verso l’angolino.
Resistenza
Ora la Juventus ha 3 goal di vantaggio, sul Barcellona, a mezzora dal termine. Allegri vorrebbe decisamente che la squadra perseverasse ad improntarsi offensivamente, ma sa benissimo che ordinare un attacco ai suoi, in questo momento della gara, equivarrebbe ad un harakiri. Cuadrado e Mandzukić abbandonano la fase offensiva, per dedicarsi in pianta stabile a quella di contenimento. Al 73’ il colombiano esce tra gli applausi per Mario Lemina, il quale riprende la funzione del compagno. All’81’ segue l’uscita di Dybala, che lascia spazio a Tòmas Rincon, il cui ingresso lascia presagire il passaggio al 4-5-1, chiaramente con Gonzalo Higuaìn riferimento fisso avanzato.
Addirittura all’89’ viene sostituito l’eroe della serata, Paulo Dybala, per Andrea Barzagli. La Juve chiuderà gli ultimi minuti in trincea con un 5-4-1.