L'avventura di Gerard Deulofeu al Milan si sta rivelando più entusiasmante che mai. In pochi si sarebbero aspettati un impatto del genere, visto che sulla carta doveva doveva ricoprire il ruolo di vice Suso. Gli scenari sono cambiati, ed è per questo motivo che il calcio è una materia strana e incerta. Deulofeu ha conquistato tifosi e maglia da titolare, "costretto" il suo Barcellona ad investire quei 10-12 milioni utili per riprenderlo, e soprattutto ha conquistato la fiducia di Lopetegui, attuale tecnico della Spagna nonchè suo istruttore ai tempi dell'U21 capace di affondare la nostra Italia in finale agli Europei.
Il pimpante e talentuoso esterno d'attacco ha rilasciato una breve intervista dove ha raccontato del suo passato al Barcellona e di qualche "scomodo" ma illustre paragone con una leggenda del calcio mondiale.
Deulofeu spiega di come è riuscito a diventare un calciatore professionista. Il trucco? Sacrificio.
"Non ricordo un momento particolare, posso dirti però che il calcio mi ha tenuto compagnia fin da piccolo. Ho iniziato a quattro anni seguendo mio padre, anche lui calciatore ma non a livello professionistico, a 9 prendevo il taxi per andare agli allenamenti del Barcellona. Ricordo che quando arrivavo con lui al campo mi davano un pallone e mi piaceva moltissimo… evidentemente era scritto nel mio destino".
Il paragone di cui vi parlavamo in precedenza è quello con Leo Messi, un campione sia fuori che dentro al campo capace di istruirlo durante la sua permanenza a Barcellona. L'autore di tutto ciò è stato Marca, noto quotidiano spagnolo molto vicino ai rivali del Real Madrid.
"Alla fine sono stati più un danno che un vantaggio. Di solito non leggo i giornali ma quel titolo a cui ti riferisci lo ricordo bene e ha finito per nuocermi, suscitando troppe aspettative tra i tifosi del Barcellona. Di Messi ce n'è uno solo".
In Spagna ha avuto modo di giocare con tantissimi giovani calciatori che, in questo momento, stanno facendo le fortune dei loro rispettivi club. Tra i nomi citati spiccano anche calciatori militanti in Serie A.
"Con alcuni colleghi sono rimasto in contatto. Parlo del difensore della Lazio Patric e dell'attaccante della Fiorentina Tello, che come me provengono dalla 'cantera' del Barcellona. Altri due non giocano in Italia ma li sento spesso: Jean Marie Dongou che ora milita nel Saragozza e Iker Muniain dell'Athletic Bilbao. Con quest'ultimo ci diciamo spesso che sarebbe bello poter giocare, un giorno, nella stessa squadra".