Quando l'impegno non basta. Sarebbe potuta finire diversamente, l'esperienza del Crotone in Serie A, collettivo con un passo in Lega B dopo un solo anno di Paradiso sportivo, raggiunto grazie ad una meritata promozione che, nella scorsa annata, ha premiato un percorso vincente e ricco di soddisfazioni. Sembrano passati secoli, eppure i rossoblu di Nicola non sono tanto diversi dai ragazzi terribili di Juric, che prima dell'esonero rifilatogli da Preziosi aveva impressionato e non poco il nostro calcio, proponendo un gioco aggressivo capace di sopperire a carenze di rosa.

Anche nella scorsa stagione, infatti, gli Squali non erano partiti come favoriti e, al posto dei talenti singoli, avevano conquistato punti dopo punti grazie ad una voglia di corsa mista ad un'educazione tattica importante, con Juric che di fatto non ha mai cambiato il dogmatico 3-4-3. Leggere la formazione rossoblu, l'anno scorso, era un po' come recitare una filastrocca, con i soliti undici pronti a dire, ancora, la loro, ad ogni giornata. Cordaz, Claiton, Yao Guy, Ricci, Martella e, soprattutto, Palladino e Budimir sono solo alcuni nomi di quelli che fecero l'impresa, giocatori dal certo talento, inadatti però al massimo campionato, come confermato in questa stagione.

Forse l'inesperienza societaria, mista a possibilità economiche limitate, hanno impedito a Vrenna di costruire una rosa consona alla salvezza, obiettivo mai così alla portata come in questa stagione. Eppure, vedendo come si sono rinforzate alcune dirette concorrenti, è davvero difficile pensare che siano stati solo questi i motivi dei mancati acquisti della società. Prendendo ad esempio lo stesso Cagliari, si può facilmente constatare la differenza dei due progetti: da una parte, il nulla cosmico crotonese, dall'altro la pianificazione cagliaritana, con i sardi bravi ad assicurarsi giocatori esperti per la categoria. Su tutti, Padoin ed Isla, che avrebbero potuto dare esperienza nella zona centrale del campo.

Come se non bastasse, al normale inizio con il freno a mano tirato, per le motivazioni suddette e per la normale paura che assale chi calca per la prima volta un campo di A, il Crotone ha spesso dovuto fare i conti con la malasorte, che ha in più occasioni punito gli Squali, spesso colpiti poco prima del triplice fischio. Considerando tutte le partite disputate fino ad ora, comprendendo anche le beffe finali contro Milan e Fiorentina, i calabresi hanno perso ben dodici punti proprio negli ultimi minuti, sottolineando una mentalità ancora fragile, mista ad una fortuna lontana ed avversa. Una lista infinita e farsesca, che vede i ragazzi di Nicola perdere contro il Bologna a causa di un gol di Destro all'86', contro il Torino per la doppietta di Belotti o per la zampata di Immobile a tempo scaduto. Giusto alcune, per non citarle tutte.

Che le colpe di Vrenna siano la maggior parte, nessuno lo mette in dubbio ma, con un piccolo aiuto dalla sorte, forse a questo punto gli Squali sarebbero ancora in corsa per una salvezza che, considerando il gioco aggressivo degli uomini di Nicola, non sarebbe stata così impossibile. Il Crotone infatti ha spesso messo in difficoltà collettivi più titolati, che hanno dovuto sudare più di sette camicie per ottenere punti. La gara contro la Fiorentina, ultima in ordine cronologico, è l'emblema della stagione tutta, puntellata da prestazioni di spessore spazzate via, purtroppo, dal gol al 90' del giocatore di turno. Ora lo scopo del Crotone dovrà essere quello di chiudere al meglio la stagione, puntando ad un'immediata risalita nella prossima annata di B. Magari con Nicola, allenatore che spesso ha fatto vede la bontà del suo lavoro, alla guida.