Tra passato, presente e futuro, Gianni De Biasi si racconta ai microfoni de 'La Stampa' mentre si appresta a sfidare con la sua Albania l'Italia di Gian Piero Ventura con qualche problema di troppo: “Non arriviamo bene alla sfida. Abbiamo qualche assenza di troppo: Mavraj, dell’Amburgo, è infortunato, Djimsiti, dell’Avellino e Berisha sono squalificati: sono i due centrali e il portiere. Belotti e Immobile mi spaventano abbastanza, avrei preferito che ci fossero degli stranieri, almeno non li avrei avuti contro. Strakosha per Berisha? E' giovane, ma potrebbe giocare”.
Dai problemi degli albanesi all'abbondanza, soprattutto in difesa, dell'Italia, che può godersi nuovi prospetti e vecchie certezze. Questa l'analisi del tecnico avversario: “Romagnoli e Rugani due grandi difensori, forse il rossonero è più pronto, mentre il bianconero è più di prospettiva”. Uno dei problemi del riciclo nelle generazioni della Nazionale albanese è, su tutti, quello di riuscire a convincere le giovani leve ad accettare l'Albania piuttosto che altri paesi con i quali giocare. De Biasi spiega l'annosa questione con un emblematico esempio: “Chiamate, messaggi, discorsi, ma l’importante è che uno abbia voglia. Con Januzaj ad esempio, mandai messaggi su whatsapp al padre in due o tre lingue, dall’inglese all’albanese ma non mi ha mai risposto. Questa selezione negli anni è cambiata, ora siamo una squadra organizzata che ha grande considerazione degli avversari e consapevolezza di aver raggiunto un buon livello. C’è un problema, forse abbiamo toccato l’apice.”
Uno sguardo inoltre anche al passato, con la possibilità di diventera commissario tecnico dell'Italia, prima di accettare l'Albania e di disputare un dignitoso Europeo. Adesso la corsa è al Mondiale, prima di guardare al futuro in una squadra di club: "Sono stato vicino ad essere il C.T. dell’Italia ma non ho rimpianti. Non credo si ripresenterà quest’occasione, certi treni passano una volta sola. Credo sia un obiettivo raggiungibile, a patto che continuiamo con questo passo. Il problema è che non ci sono giovani in grado di darci una mano nell’immediato. Futuro? Spettasse a me la scelta andrei di corsa in Premier o in Liga, ma se ci dovessero essere i presupposti, potrei anche continuare qui”.
Una breve analisi, successivamente, anche sul ruolo di commissario tecnico di una Nazionale, diametralmente opposto a quello che si svolge nei club: “E’ un lavoro che mi piace, anche perché posso allenare, poi la qualità della vita è fantastica perché lo stress è concentrato in periodo brevissimo, di conseguenza c’è tempo per preparare le partite. Nei club invece sei sempre sotto pressione”.
Infine, un breve passaggio sulla sfida incrociata tra Italia e Spagna per i Mondiali e tra Juve e Barcellona in Champions League. La chiosa del mister: "Prima la Spagna era favorita, ma la Serie A ha aiutato molto gli azzurri. Ora il gap è diminuito. In Champions mi auguro che il Barcellona non sia lo stesso del ritorno col Psg, ma quello con il Deportivo. La Juve è più forte rispetto a Berlino dal punto di vista dei singoli. E non è ancora arrivata al top”.