La corsa all'Europa della Lazio passa questo fine settimana dalle mura amiche dell'Olimpico, dove domani sera arriverà il Torino. I biancocelesti vengono da un momento ultra-positivo: nelle ultime sette gare, coppe comprese, hanno raccolto sei vittorie ed un pareggio e non subiscono gol da tre partite. La maggiore difficoltà domani sarà mantenere di nuovo la porta inviolata, mentre l'attacco sembra avere trovato il proprio equilibrio.
Il dodicesimo uomo - Con Immobile che segna a grappoli e Felipe Anderson decisivo ed incisivo, domani - come a Bologna - a completare il tridente ci sarà Lulic. Scelta per certi versi conservativa, ma non troppo, essendo comunque il bosniaco un giocatore offensivamente dotato. La scelta va a discapito di Keita, che partirà ancora dalla panchina. Il nuovo ruolo che Simone Inzaghi sembra aver ritagliato al senegalese è quello di dodicesimo uomo, ovvero il primo cambio dalla panchina per spaccare la partita, un compito molto simile a quello che ricopriva Mertens lo scorso anno a Napoli.
Caratteristiche - La velocità e la capacità di saltare l'uomo di Keita si sono già rivelate delle chiavi nel derby di Coppa Italia: entrato sull'1-0, il classe 1995 ha allungato le mani sulla gara, dominando nella mezz'ora concessagli dal tecnico e servendo l'assist per il 2-0 di Immobile, che ha chiuso il match. Il talento nativo della Catalogna possiede le caratteristiche ideali per ricoprire un ruolo che nel calcio di oggi sembra necessario, soprattutto in Serie A. Sono diversi gli allenatori che tendono a rinunciare ad un giocatore di livello altissimo per privilegiare l'equilibrio, per poi poterne sfruttare le capacità a gara in corso. Lo fa Sarri, lo fa Spalletti - passato al 3-4-2-1 con Perotti inizialmente seduto. E, in questo periodo, lo fa anche Inzaghi.
Il giocatore - Conosciamo tutti Keita, è piuttosto noto che il suo rapporto con la società non è esattamente idilliaco, tra rinnovi mancati, chiacchiere e voci di cessione che lo accompagnano. Uno come lui, che vorrebbe giocare sempre, potrebbe a lungo termine stancarsi di partire dalla panchina. Finché però reggerà, Inzaghi insisterà. E chissà che anche il senegalese non possa trarne giovamento, crescendo anche in maturità e capacità di lettura.