La stagione della Fiorentina si sta sviluppando attraverso pochi alti e forse troppi bassi, con l'ultimo momento negativo in Europa League, con l'eliminazione in casa dopo essere stati avanti di due reti. Se non altro, però, Paulo Sousa ha fatto scoprire al popolo viola il talento di Federico Chiesa, figlio d'arte, esterno atipico di questi tempi, uno di quelli che preferisce andare sul fondo piuttosto che giocare a piede invertito.
Chiesa ha parlato con La Nazione della sua prima stagione fra i grandi del calcio. Per più di qualcuno è un predestinato, lui però non vuole farsi affascinare da certe voci, preferendo concentrarsi solo sul lavoro in campo: "Non so se sono o meno un predestinato, credo solo nel lavoro e nell’ impegno di tutti i giorni. So che sono migliorato e che dovrò migliorare ancora tantissimo. Certo che mi piacerebbe essere per Firenze quello che è stato Totti per la Roma... Ma come ho detto prima credo nel lavoro quotidiano, non ha senso parlare di un futuro lontano. E se per un calciatore conta tantissimo la testa, io mi sono sentito un professionista anche quando giocavo nelle giovanili.
Inutile però dire che da quando Paulo Sousa lo ha portato con sè in ritiro qualcosa è cambiato: "Dalla scorsa estate sono cambiate le aspettative nei miei confronti, sono diventato titolare in una squadra importante e, se prima quando mi svegliavo mi sembrava di essere in un sogno, ora penso solo ad allenarmi bene perché so quanto conti il lavoro. Se è vero che studio tutti gli altri esterni? E’ vero, cerco di imparare da tutti. Quando giocavo nella Primavera mi facevano vedere le azioni di Robben e Ribery, non proprio due a caso... Diciamo che ho ampliato lo studio, a casa mi concentro sui movimenti e le intuizioni di tanti altri campioni." Studio, applicazione e lavoro, Chiesa studia per provare a diventare un punto di riferimento per la Fiorentina di domani, ma soprattutto del futuro più a lungo termine.