Emerson Palmieri è l'uomo del momento in casa Roma, da oggetto misterioso con la cura Spalletti è diventato un perno insostituibile della squadra capitolina, tanto da arrivare a segnare gol pesanti come quello nella partita di ieri con il Villarreal. Le prestazioni sempre in crescendo hanno permesso al giocatore di guadagnare l'affetto dei tifosi ed essere accostato alla nazionale italiana (in virtù delle origini dei nonni) e a quella brasiliana. Il CT verdeoro Tite sarà a seguire il prossimo impegno della Roma in campionato contro il Torino. Vediamo le parole del terzino giallorosso a Goal.com.
In primo luogo il giocatore si è soffermato sul motivo del suo miglioramento, da individuare secondo l'ex Santos nel cambio di modulo e all'adozione della difesa a tre che gli permette di essere meno relegato a compiti difensivi: "Quando ho iniziato a giocare come titolare nella Roma adottavamo una linea difensiva a quattro, quindi mi dovevo preoccupare di più a difendere e potevo salire solo quando era possibile farlo. Ora, che stiamo giocando con un 3-4-3, sono più libero di avanzare e di aiutare la fase offensiva. La mia alimentazione è cambiata molto e questo mi ha aiutato tantissimo. Sto bene, ma devo essere ancora più incisivo in attacco, approfittare di più della libertà che ho per attaccare, fare gol e assist".
Non dimentica ovviamente il giovane brasiliano di elogiare Spalletti che, a suo dire, ha cambiato radicalmente il sistema di allenamento in casa Roma, portando sedute più dure e più improntate sulla tattica. Il lavoro del tecnico toscano ha influenzato in prima persona Emerson dato che è stato col cambio tecnico che ha iniziato a dimostrare il proprio valore, dimenticando le difficoltà della gestione Garcia: "Sono allenamenti faticosi. Lavoriamo molto sulla fase difensiva. Due o tre volte a settimana facciamo una riunione dove analizziamo le nostre partite e vediamo come la squadra si comporta in fase difensiva e in fase offensiva, o quando gli altri ci attaccano. Io, quando sono arrivato qui a Roma, ammetto che mi sentivo spaesato. In Brasile, nel mio ruolo, si pensa solo ad attaccare, fare gol e quindi lasci spazi in difesa. Ho appreso l’importanza del lavoro tattico qui in Italia.Non so quanto ci alleniamo precisamente, in generale durano circa un'ora e mezza. A volte Spalletti li fa più brevi perché aumentiamo l'intensità. Lavoriamo a campo ridotto per toccare velocemente il pallone, lavorando sulla difesa e l'attacco. Questo perché dobbiamo pensare velocemente, toccando massimo due volte la palla. In difesa siamo migliorati molto grazie a Spalletti, sia con quattro che con tre difensori. Se la nostra squadra è ben strutturata, e lavora bene nelle due fasi, il merito è suo. Siamo dietro la Juventus, in corsa per Coppa Italia e Europa League. Vivi su tre fronti e il merito è di Spalletti. Ho potuto verificare in prima persona cosa è cambiato col cambio dell'allenatore, il nostro comportamento è cambiato".
L'ex Palermo si è soffermato poi sul rapporto con Bruno Peres, già suo compagno al Santos, con cui sta formando una delle coppie di esterni più efficiente del campionato, tanto da far ipotizzare a qualche giornalista (esagerato) la loro riproposizione anche sugli out della nazionale verdeoro: "(Ride, ndr) Viviamo un buon momento ma ci sono altri grandi calciatori come Dani Alves e Alex Sandro. Io e Bruno, ripeto, viviamo un grande momento. Stiamo sempre insieme. Abbiamo già giocato al Santos insieme, oggi a Roma vogliamo continuare a svolgere un buon lavoro. Bruno è sempre stato un buon giocatore, di livello molto alto. Mi è sempre piaciuto e ho giocato contro di lui a Torino. Noi se abbiamo la possibilità di andare in avanti possiamo segnare e fare assist. Dobbiamo tenere alta la concentrazione, parlare dei successi ma anche discutere degli errori".
Proprio sulle sue possibilità in nazionale poi si è soffermato Palmieri, commentando da un lato la concorrenza per la sua amata maglia verdeoro e dall'altro declinando gentilmente le prospettive di impiego per la nazionale italiana che erano state ventilate mezzo stampa negli ultimi giorni: "Io sono brasiliano, il mio cuore è brasiliano, sono cresciuto guardando il Brasile. La mia volontà, pur conoscendo le difficoltà e la concorrenza, è giocare per la nazionale. Ho visto la notizia della nazionale italiana, io gioco per una squadra italiana ma non ho mai fatto niente per essere naturalizzato. Se accade naturalmente ci penserò bene per rappresentare l'Italia, un paese per il quale ho grande affetto. Ma per chiarire, il mio sogno è giocare per il Brasile. Non sono il favorito, ma sono sulla strada giusta. Ci sono altri giocatori in lotta, è importante continuare a giocare ad alto livello a Roma. Sono giovane, ho 22 anni, le cose accadranno in maniera naturale. Come ho detto, sono sulla strada giusta. A tal proposito Sono felice di sapere che l'allenatore del Brasile sarà allo stadio per seguire la partita. Cercherò di fare del mio meglio, come ho sempre fatto, ma dato che ci sarà lui, cercherò di giocare ancora meglio. Non lo vedo come una pressione, ma come qualcosa di buono e positivo. È importante rimanere tranquilli, se oggi sto avendo questa visibilità è perché sto giocando bene e tranquillo. Le cose andranno sicuramente nel miglior modo possibile".