Prima di approdare alla Juventus, Sami Khedira proveniva da due stagioni non troppo fortunate al Real Madrid. Il centrocampista tedesco ha trascorso quattro stagioni indossando la camiseta blanca, le prime due da titolare, mentre le ultime in costante difficoltà. I continui infortuni hanno reso il rendimento di Sami discontinuo: questa la causa della perdita della maglia da titolare e la conseguente uscita dal progetto galacticos. Così, nell'estate del 2015, è arrivata la chiamata della Juve che lo ha acquistato a parametro zero. La dirigenza bianconera - nonostante la fama da "uomo di cristallo" che ha compromesso l'ultima esperienza in Spagna - scelse di puntare sul ragazzo. Una scelta quanto mai azzeccata poiché il teutonico ha disputato due ottime stagioni in Piemonte diventando un titolare fisso.
Molti degli addetti ai lavori pronosticavano un flop di Khedira: un giocatore emarginato dalle gerarchie di un top club come il Real Madrid poteva essere l'uomo giusto per dare qualità al centrocampo bianconero? La risposta la danno i numeri. Nella prima stagione, nonostante qualche problema fisico, il numero 6 ha collezionato 25 presenze totali accompagnate da cinque reti. Nel 2016/17 Sami ha già ottenuto un netto miglioramento rispetto allo scorso anno, con ventotto partite giocate e quattro gol segnati. Un miglioramento soprattutto della condizione fisica che ha permesso al centrocampista di tornare ai fasti di un tempo e uomo fondamentale per mister Allegri. Confrontando le prestazioni del Khedira bianconero con le migliori stagioni passate tra Stoccarda e Real Madrid, possiamo definire che l'attuale versione del calciatore sia la migliore dell'intera carriera. Tale osservazione è visibile soprattutto a livello tattico: atteggiamento offensivo allo Stoccarda, più arretrato al Real Madrid; alla Juventus, invece, Khedira sembra essere utile in entrambe le fasi di gioco, un calciatore completo. Ma analizziamo più nel dettaglio l'evoluzione tattica di Sami Khedira.
Stoccarda (2006-10)
Le annate in Bundesliga rappresentano gli albori della carriera di Sami. Solitamente, il tedesco veniva schierato come interno di centrocampo il quale spingeva molto in fase offensiva. L'ex madridista fungeva da incontrista durante le fasi di non possesso palla, recuperando talvolta la sfera per dare inizio ad azioni di contropiede. Nel corso di azioni d'attacco il giovane Khedira aveva anche buone qualità di inserimento senza palla ed un certo fiuto del gol. Ciò spiega le sedici reti in quattro stagioni, otto delle quali segnate solamente nella stagione 2008/09 (record in carriera).
Real Madrid (2010-15)
Degli anni spagnoli di Sami possiamo considerare solo le prime tre stagioni poiché, dal 2013 al 2015, il numero 6 juventino ha giocato poche partite. La nuova esperienza ha segnato dei cambiamenti tattici, con il passaggio da interno a mediano. Il nuovo schieramento, più arretrato rispetto alle annate precedenti, implica un calo in fase realizzativa ed una minore partecipazione alla fase di costruzione. Negli anni madrileni, Khedira ha modo di perfezionare la fase di non possesso: maggiore il numero di interventi che il centrocampista effettua, tra i quali quelli in tackle. Basti pensare solo che, tra il 2010 e il 2013, il tedesco raggiunse la media di 2 interventi in scivolata a partita. Tale media andrà a scendere negli anni successivi, a causa degli infortuni che hanno spinto il calciatore ad andare con meno irruenza sul pallone. Rispetto agli anni dello Stoccarda, Sami aggiunge più qualità nel controllo della sfera ed una maggiore precisione nei passaggi.
Juventus (2015-oggi)
Nelle ultime due stagioni, il tecnico Massimiliano Allegri ha cercato di sfruttare al meglio le qualità di Khedira. Per questo motivo, l'anno scorso veniva impiegato come interno nel 3-5-2. Tale scelta tattica rappresenta un ritorno al passato per il calciatore, che ritorna a ricoprire la posizione degli albori di carriera. Nella prima stagione in bianconero, il numero 6 rispolvera anche le sue doti in fase offensiva che erano state lasciate da parte a Madrid: a ciò viene aggiunta anche una migliore gestione della palla e maggiori doti nel ripiegamento. Nella prima parte della seconda stagione si aggiunge anche una migliore condizione fisica che fa diventare Sami un titolare inamovibile del centrocampo bianconero, capace anche di sostenere la "rivoluzione tattica" di Allegri. Infatti, anche col passaggio al 4-2-3-1, l'ex madridista riesce a svolgere i compiti assegnatigli dal proprio tecnico mantenendo il suo status di pedina fondamentale. La maggior completezza rende Sami utile sia in fase offensiva che nel ripiegamento: nella prima, il suo apporto avviene con gli inserimenti e la capacità di finalizzare le azioni; nella seconda, con le doti nel recupero palla e nel controllo. Per quanto riguarda la fase difensiva, la percentuale di interventi è diminuita rispetto ai primi anni da galactico, ma tale mancanza viene bilanciata da un maggiore possesso che aiuta anche in fase di costruzione. Il lavoro svolto finora da Massimiliano Allegri è straordinario, poiché il tecnico toscano ha avuto la capacità nel rimettere alla luce un calciatore che, a soli 29 anni, sembrava già sulla via del tramonto.