"Penso al presente, sto bene alla Fiorentina. Il mio lavoro è pensare al presente, la gara di martedì è importante. Il pensiero di rimanere a vita qua c’è. La Fiorentina mi ha dato tanto”.
Inizia così l'intervento di Federico Bernardeschi, uomo simbolo e cardine della Fiorentina di Paulo Sousa che sta ritrovando fiducia, entusiasmo e risultati, ai microfoni della Domenica Sportiva, rasserenando gli animi di una piazza che teme, dopo Baggio e tanti altri, l'ennesimo tradimento dopo essersi innamorato del suo mancino. Il talento di Carrara ha guardato, a trecentosessanta gradi, alla situazione della formazione gigliata, analizzando le difficoltà di inizio stagione prima di arrivare al presente.
“Quando si gioca una competizione importante come un Europeo è difficile recuperare energie mentali e fisiche. Ho avuto alcune difficoltà a rientrare, abbiamo parlato con il mister a quattro occhi e sono ripartito con la massima umiltà. Non ci sono problemi”. Su cosa è cambiato, inoltre, dai primi mesi ad oggi, Bernardeschi prova così a fare chiarezza: “Il gruppo è sempre stato dalla parte del mister, non c’è stata nessuna crepa nello spogliatoio. Tutto dipendeva da alcuni risultati poco positivi, ma ne siamo usciti”.
Un ruolo differente, quest'anno, per Bernardeschi, che risponde così al cambiamento da esterno a rifinitore: “Mi sono sempre adattato a quello che gli allenatori mi chiedono. Un po’ più avanti mi trovo meglio, sicuramente. Giocando sulla trequarti è tutta un’altra visione di gioco che giocare esterni”.
Si guarda, inoltre, al campionato ed alla situazione di classifica dei viola, oltre a tornare sulla vittoria contro la Juventus: “Avevamo preparato la partita per aggredirli alti, dando intensità e pressando alto. Siamo riusciti a metterli in difficoltà e portare a casa la partita. Tuttavia la Juventus resta una spanna sopra le altre, per quello che ha dimostrato in questi anni. La Roma ha una rosa fortissima e può lottare per lo Scudetto, insieme al Napoli“.
Infine, una battuta sul numero di maglia, e sulle lusinghe dalla Cina: “A 22 anni ci si deve concentrare su questo calcio europeo, puntando a vincere qualcosa e a scrivere pagine di storia. Per scelte esotiche c’è tempo. La 10? E’ una maglia che da responsabilità, un orgoglio per me. Non è sinonimo di presunzione”.