Quasi fiutando il negativo stato di forma degli avversari, Roberto Donadoni ha schierato, nel match di ieri vinto dal suo Bologna contro il Torino, una squadra a trazione anteriore, un 4-3-3 affatto snaturato e con interpreti perfettamente calatisi nel ruolo pensato per loro dall'allenatore ex Parma. Disputando una gara di sacrificio, infatti, i felsinei hanno portato a casa tre pesantissimi punti, uno spunto da cui ripartire e che, forse e finalmente, potrebbe mettere fine al periodo nero che ha coinvolto il Bologna, tra infortuni e sfortune varie.
Scesi in campo, come detto, con il più classico degli attacchi a tre, il collettivo padrone di casa ha fin dai primi minuti alternato il proprio modo di giocare, sfruttando sia la forza dei propri esterni Krejci e Di Francesco che la voglia di riscatto di Mattia Destro, indemoniato e praticamente vittorioso da solo contro la coppia di centrali granata, formata da Moretti e Rossettini. L'ex attaccante di Roma e Siena, infatti, con la propria abnegazione tattica ha costretto i difensori avversari a stringersi su di lui, favorendo di fatto i due inserimenti che hanno portato Dzemaili al gol. Che poi, al momento della conclusione, nessuno ha frenato lo svizzero, è un punto dolente su cui Mihajlovic dovrà lavorare.
Analizzando a freddo la gara, il primo punto che evince dal match di ieri è la differenza di gioco mostrata dai quattro esterni in gara, quelli granata e quelli bolognesi. Da un lato, Iago falque e Ljajic sono spesso apparsi in confusione, molte volte costretti ad allargarsi e ad isolarsi grazie anche alla pressione delle mezzali Nagy e Dzemaili, tatticamente educate sia in fase offensiva che in fase difensiva. Vincolate al palleggio verso dietro, gli esterni granata hanno perso tutta la loro potenzialità e, di fatto, non hanno mai impensierito Mirante. Diverso, invece, il compito di quelli di casa che, contrariamente ai "colleghi", hanno spesso dialogato con i compagni, accentrandosi ed aprendo la retroguardia avversaria.
Altro aspetto da considerare, il ruolo della prima punta. Se da un lato, per esempio, Boyé è apparso spaesato e manchevole di quel guizzo per ribadire in rete i pochi batti e ribatti creatisi nell'area bolognese, dall'altro Destro ha portato a casa la pagnotta, tirando poco ma lottando molto. Al netto di quanto visto ieri, dunque, Donadoni non può che avere ragione: se il suo bomber continuerà a giocare così, il gol non potrà che essere una naturale conseguenza. Ieri occasioni nette non sono arrivate, motivo in più che non condanna eccessivamente la mancanza di conclusioni da parte di Destro.
Dato significativo dell'incontro, forse il più importante e deludente per la banda torinese, sono state le tre pericolosissime conclusioni di Verdi, che dopo due mesi e più di assenza ha di nuovo affascinato il Dall'Ara. Che il gioiellino ex Milan sia talentuoso, nessuno lo mette in dubbio, ma notare come Verdi abbia tirato, pericolosamente, più di Iago e Ljajic è la definitiva promozione del Bologna, abilissimo ad imbrigliare un Torino, ormai possiamo dirlo, in crisi.