Domani pomeriggio, a Doha, si disputerà la ventinovesima edizione della Supercoppa italiana nella quale si scontreranno la Juve e il Milan. I bianconeri partecipano in quanto vincitori sia dello scorso campionato che della Coppa Italia, nella quale vennero battuti in finale proprio i rossoneri. Il club torinese ha già vinto sette edizioni della coppa e detiene il numero maggiore di vittorie; il Milan, in caso di trionfo, potrebbe raggiungere i rivali nell'albo d'oro (l'ultima vittoria dei Diavoli avvenne nel 2011).
E' la seconda volta nella storia della Supercoppa italiana nella quale si affrontano Juve e Milan: l'unico precedente avvenne nel 2003. In quella occasione la gara si disputò allo Giants' Stadium di East Rutherford, New York: fu la seconda edizione che venne disputata in uno stadio estero. Le Zebre erano i campioni d'Italia mentre i milanesi detenevano la precedente edizione della Coppa Italia. Qualche mese prima le due squadre si affrontarono nella finale di Champions League (l'ultima volta nella quale due squadre italiane si incontrarono in finale) che terminò col successo milanista ai calci di rigore: cornice dell'evento fu l'Old Trafford di Manchester. Quella partita rappresentava, nell'ambiente juventino, una vera e propria rivincita contro gli artefici del sogno europeo infranto.
Era una classica giornata d'agosto, con il caldo a farla da padrone. La Juventus, allora allenata da Marcello Lippi, si presentava a New York con un 4-2-3-1 nel quale non figurava il centrocampista olandese Edgar Davids: al suo posto veniva schierato un giovane Miccoli che, insieme a Nedved e Del Piero, andavano a sostegno dell'unica punta David Trezeguet. Tacchinardi e Appiah componevano la mediana; difesa a quattro con Birindelli e Iuliano in posizione da centrali, mentre Zambrotta e Legrottaglie rappresentavano la coppia di laterali. L'allora tecnico rossonero Carlo Ancelotti optò per un 4-4-2 col rombo di centrocampo, formato da Pirlo, Seedorf, Gattuso e Rui Costa. Tra i pali a Dida, eroe della serata di Manchester, venne preferito Abbiati il quale giocò buone partite durante il cammino trionfale in Coppa Italia; in difesa Cafu fece il suo debutto con la maglia dei meneghini.
Il tandem Inzaghi-Shevchenko rappresentava l'attacco milanista. Nei 90' regolamentari non c'è stato un dominio assoluto da parte di una delle compagini prevalendo, dunque, la parità: nel primo tempo erano i giocatori bianconeri a dettare i ritmi del gioco, mentre nel secondo quelli del club milanese. Tuttavia, nonostante qualche occasione creata da entrambe le parti, il gol non arriva e la partita si blocca sullo 0-0: ciò presumeva, quindi, i tempi supplementari. L'edizione 2003 della Supercoppa fu l'unica nella storia con la regola del silver gol: se una delle due squadre avesse terminato il primo tempo supplementare in vantaggio, si sarebbe aggiudicata il trofeo senza disputare gli altri quindici minuti di overtime.
La nuova regola sembrava indirizzare la coppa verso via Turati poiché, due minuti dopo il 105', Pirlo trasforma un rigore (fischiato da Collina per una trattenuta in area di Legrottaglie su Ambrosini) con un bel "cucchiaio". Ciò, però, non avvenne a causa della zampata di Trezeguet in pieno recupero che rimette la gara in parità: Abbiati riesce a respingere il colpo di testa ravvicinato di Legrottaglie ma non si ripete sul tap-in del bomber francese. Nel secondo extra-time, Inzaghi porta di nuovo in vantaggio il Milan ma il suo gol viene annullato per fuorigioco.
Al termine dei supplementari, le due formazioni rimangono in parità e si ricorre alla lotteria dei calci di rigore. Sui giocatori e tifosi juventini si ripresentò l'incubo di Manchester, si riaprì quella ferita che causò lacrime di dolore nell'ambiente bianconero. La cupidigia di quella notte inglese, però, si dissolve sotto il sole di New York: stavolta i giocatori della Juve non sbagliano nemmeno un penalty, mentre per gli avversari costa caro l'errore di Brocchi. Il Milan non riuscì a ripetersi e la Juve poté festeggiare e alzare al cielo la sua quarta vittoria nella Supercoppa nazionale.