Una nuova inchiesta scuote il mondo del pallone e questa volta non è solo quello italiano ad essere protagonista. L'inchiesta portata avanti da EIC, un network europeo di giornali d'inchiesta tra cui l'italiano L'Espresso, ha svelato grazie a milioni di documenti tutti gli aspetti oscuri dei grandi affari conclusi negli ultimi anni. Dal trasferimento di Cristiano Ronaldo al Real Madrid, a quello di Higuain sempre alla Casa Blanca, fino ai movimenti di denaro nei paradisi fiscali di Josè Mourinho.
Per lo Special One e per il tre volte pallone d'oro le accuse mosse dai giornali sono uguali, ovvero lo spostamento di fondi in paradisi fiscali (in questo le Isole Vergini Britanniche, nda) volti ad evadere le tasse. Secondo questi file, Ronaldo avrebbe evaso circa 70 milioni di euro grazie a uno schema di cessioni dei diritti d'immagine a due società, una delle quali riconducibile al suo procuratore Jorge Mendes. Mourinho, seguendo lo stesso schema di Cristiano Ronaldo, ha invece evaso almeno 10 milioni di sterline ed è notizia di oggi che la presidente della commissione parlamentare per i conti pubblici, Meg Hillier, ha deciso di far aprire un'indagine ufficiale nei suoi confronti.
Nella bufera però ci sono finiti anche i grandi club italiani: Inter, Roma, Napoli, Milan, Torino e Juventus anche se per ora sono nell'inchiesta solo perchè i giocatori protagonisti giocano o hanno giocato nelle loro fila. Per il Napoli, come detto, c'entra Gonzalo Higuain e la sua epoca a Madrid. Il Pipita è sotto l'occhio della lente d'ingrandimento per la società Supat, fondata nel 2007, che ne gestisce i diritti d'immagine, ma anche per il suo trasferimeto dal River Plate al Real Madrid. Nel corso dell'operazione, infatti, il Pipita prima di passare alla Casa Blanca sarebbe stato un giocatore del Locarno che lo ha pagato 6 milioni e poi rivenduto a 18 milioni. Ebbene, il 50% dei dodici milioni di differenza tra le due cifre sono finiti nelle casse della Haz, una società estranea al calcio ma riconducibile al River Plate .
A capo di Haz c'era Mauricio Macrì, protagonista anche del passaggio di Alex Sandro al Porto. I soldi del trasferimento pagati dalla società portoghese per l'attuale esterno bianconero sono stati spartiti tra l'Atletico de Paranà e il Maldonado, una società che ricorre spesso nei file dell'Espresso e a cui capo c'era proprio Macrì. La società uruguaiana ha incassato ben il 70% della cifra pagata dal Porto portando alla luce la difficoltà nell'acquistare i calciatori sudamericani con un cartellino spartito tra varie società.
La stessa difficoltà è stata registrata per il tesseramente di Iturbe, protagonista di una situazione ancora più intricata rispetto a quella di Sandro. L'attaccante argentino è passato al Porto nel 2011 che acquisto il suo cartellino dal Cerro Porteno e dalla Pencil Hill Limited, ma quest'ultima cedette al club portoghese solo il 35% della parte posseduta del tesserino (circa 75%). Il Porto quindi, al momento dell'acquisto era proprietario del 60% del cartellino di Iturbe, ma questo 60% fu poi diminuito a seguito della cessione del 15% alla Soccer Invest Fund, creando così una TPO. Queste società si sono ovviamente arricchite con il passaggio del calciatore prima al Verona e poi alla Roma, poichè in Italia sono vietate le TPO, e dell'affare se ne occupò Gustavo Mascardi che poi, guarda caso, incassò un milione più Iva al momento del passagio dal Verona alla Roma, oltre al 20% di una cessione futura.
Per l'Inter c'è invece al centro dell'inchiesta Mateo Kovacic. Per il centrocampisa croato il trasferimento indicato dai dati è quello tra la società nerazzurra e il Real Madrid. Al momento del trasferimento per 29 milioni, il 50% del suo cartellino era di proprietà del fondo d'investimento Profoot International con sede ad Hong Kong e di cui non sono mai stati rintracciati i proprietari.