Due giorni fa è arrivata una notizia che il mondo del calcio non ha potuto tacere: si è ritirato ufficialmente Miroslav Klose. Il 38enne originario della Polonia con cittadinanza tedesca ha deciso di abbandonare definitivamente il calcio giocato per intraprendere una nuova carriera, da assistente di Loew nella Nazionale tedesca. Queste le sue parole rilasciate al sito della federazione tedesca: "In nazionale ho festeggiato i miei più grandi successi, che non dimenticherò mai. Mi piace tornare a disposizione della Nazionale: volevo rimanere in piazza, ma farlo con una nuova prospettiva, quella di un allenatore che legge il gioco, sviluppa strategie e tattiche. Ringrazio Löw per l'opportunità".

L'ultima partita ufficiale di Klose è stata quel Lazio-Fiorentina in cui ha segnato il suo ultimo gol della carriera ed è stato celebrato da tutto lo Stadio. Fu una festa tutta per il bomber tedesco, in quell'occasione capitano dei biancocelesti. La Lazio lo commemorò con tanto di maglia celebrativa, lo stadio gli riservò una coreografia con scritto "Danke Miro". La Lazio è stata la sua ultima squadra, Roma l'ultima piazza in cui ha lasciato il segno. Il nostro campionato ha avuto l'onore di ospitare il più grande bomber di sempre dei Mondiali con 16 gol nelle fasi finali, mai nessuno come lui. Klose ha scritto anche altre pagine della storia del calcio, soprattutto con la sua Nazionale: è infatti il capocannoniere della storia della Nazionale tedesca con 71 reti in 137 presenze, è stato per 16 anni un pilastro inamovibile della Germania e uno straordinario talismano, tutte le volte in cui ha segnato la sua Nazionale non ha mai perso.

Con 139 presenze nel nostro campionato e 55 gol (63 totali contando tutte le competizioni disputate) ha lasciato la nostra Serie A ed il calcio giocato. Sono statistiche che possono sì rappresentare la grandezza di Miro, ma sarebbe riduttivo descrivere Klose solo attraverso i numeri. Potremmo scrivere solo di record per quanto riguarda questo calciatore, ma un ricordo non è solo numeri: è emozione, storia, esempio da seguire, come in questo caso. Ricorderemo Miroslav Klose per uno dei gesti di fair-play più belli di sempre. Era la quarta giornata della stagione 2012/2013: Klose segna dagli sviluppi di un calcio d'angolo un gol di mano ma confessa l'accaduto all'arbitro Luca Banti, che annulla il gol precedentemente assegnato alla Lazio. Gesto che venne in seguito elogiato dal presidente della FIFA Joseph Blatter e che vinse il premio "Cartellino Viola" della Fiorentina.

Oltre ad essere ricordato come "l'attaccante della Germania" per antonomasia, Miro è stato anche l'attaccante di Werder Brema, Bayern Monaco e Lazio, club in cui ha sempre lasciato il segno. Dagli inizi vincenti con il Werder Brema, con cui ha vinto il titolo capocannonieri (25 gol in 26 partite tanto per citare altri numeri), alle vittorie con il Bayern Monaco, per cui ha giocato quattro stagioni da protagonista. Poi l'approdo in Serie A con la Lazio e la rinascita finale e definitiva (negli ultimi tempi a Monaco gli veniva sempre preferito Muller); tanto da essere definito da Franz Beckenbauer "il miglior Klose di sempre" quello visto in maglia biancoceleste, soprattutto nelle prime tre stagioni, quando il fisico e la carta di identità ancora non avevano inciso sulle prestazioni in campo del tedesco.

In biancoceleste si è potuto guadagnare il pass per i Mondiali del 2014, vinti da protagonista e dove ha potuto scrivere la storia del calcio con il gol al Brasile nel famoso 7-1. Grazie alla Lazio ha rappresentato per anni il nostro campionato tanto da guadagnarsi molte delle copertine internazionali di quotidiani e riviste sportive. Ed in un periodo di "esodo" di giocatori rappresentativi per il nostro campionato, Klose ha sicuramente contribuito a tener alto l'onore della nostra Serie A. Con la Lazio si è reso protagonista per cinque stagioni, anche se l'ultima con meno costanza di rendimento. Ha inciso più volte nel derby con la Roma per la gioia dei tifosi biancocelesti. Oltre alla vittoria della Coppa Italia nel 2013 con la Roma in finale, "Il gol del 2-1 allo scadere al derby del 2011 è uno dei ricordi più belli della mia esperienza in biancoceleste" ha dichiarato Miro. Un gol - tra l'altro - che ci dice molto sull'identità calcistica del bomber tedesco. Filtrante alto di Matuzalem tra le linee, stop di mezzo interno di destro, piattone all'angolino: tutto così facile... se ti chiami Miroslav Klose.

Tanti altri gol possono rappresentare Klose, la sua freddezza, la sua astuzia e la sua intelligenza tattica. Come quello con l'Inter. In quest'occasione sfrutta il disallineamento della difesa interista per attaccare la profondità e dettare il passaggio in verticale. Poi per fare gol devi essere un grande attaccante, perchè in estensione ed in una condizione di equilibrio precaria, incrociare il tiro non è affatto semplice. Ma Klose in un lampo fa tutto questo: portiere battuto sul tempo, così come il difensore che inseguiva.

Altro gol da ricordare è quello contro il Palermo nel 3-0 finale per la Lazio. Il difensore Cetto ex Palermo se lo ricorderà. E' forse l'esempio massimo della freddezza/astuzia da bomber in area di rigore di Miro Klose. Il cross è invitante per il colpo di testa, ma Miro preferisce lasciar cadere il pallone per stoppare di petto, smarcando abilmente il difensore centrale e insaccando da solo davanti al portiere. Gol da inserire nel manuale dello stop di petto: anche se in realtà Miro non stoppa, dribbla.

E tanti altri ancora. Sempre dentro l'area, dove vive il vero centravanti, ciò che era Miroslav Klose. Un pescatore di gol letale con la preda.

Danke Miro.