Il volto arrabbiato di Mister Allegri che con passo incalzato si allontana dal campo al triplice fischio è la miglior sintesi del match di ieri sera tra una Juve che non convince e un giovane Lione che combatte e si va valere. Date le assenze pesanti di Chiellini e Dybala, Massimiliano Allegri prova l’esperimento tattico disponendo la formazione con un il suo modulo preferito, il 4-3-1-2, con Pjanic trequartista – dunque si prende il rischio della difesa a quattro che in effetti con le ripartenze di Lacazette e Fekir potrebbe rimanere scoperta, ma allo stesso tempo c’è un innesto nuovo a centrocampo, vedi Sturaro, che potrebbe dare quella grinta ferina che manca alla maggior parte della squadra.

La regia torna ad un rinvigorito Marchisio, che col Napoli sembrava pimpante, impaziente di calcare il verde campo di nuovo da titolare. Con Pjanic alle spalle, che essendo il più estroso ha la facoltà di spaziare sulla trequarti, in attacco troneggiano i pezzi grossi dell’arsenale juventino, Higuain e Mandžukić, che si alternano tra chi deve andare in contro e chi in profondità. Nel primo tempo l’esperimento di Allegri sembra funzionare, anche se la prima vera e propria occasione da gol ce l’ha avuta il Lione. Dopo nemmeno un minuto Pjanic viene mandato in porta, poi il gol su rigore del Pipita.

La Juve insiste con un palo scheggiato da Marchisio, e ancora un rigore in movimento sprecato da Higuain. Poi si spegne; Pjanic non trova spazio sulla trequarti, e dato che Marchisio viene sempre coperto dagli avversari per ricevere palla è il bosniaco che arretra per impostare il gioco perdendo comunque la posizione – esce deluso nel secondo tempo dando ancora prova di un periodo negativo. I giornalisti parlano tanto di  un problema di posizione, ma forse la priorità dovrebbe essere data alla condizione psico-fisica del ragazzo. Sturaro parte bene, procurandosi il rigore, nel secondo tempo si ritrova spaesato come Cappuccetto Rosso nel bosco. Marchisio non è proprio preciso, così come Evra che inanella una serie di passaggi sbagliati. È proprio con queste disattenzioni che si perdono le partite di Champions League. Ad ora la qualificazione matematica rimandata al prossimo turno.  

LE PAGELLE

Gianluigi Buffon, 6 – Si mostra subito attivo con la chiusura sul tiro di Rybus, poi è Tolisso che gli rovina la sua centesima partita in Champions League; qualche dubbio sul gol, ma non gli può recriminare nulla visto che ci hanno dovuto provare 32 volte in 4 partite europee per fargli gol.  

Dani Alves, 6 – Torna all’originario ruolo di terzino nella difesa a 4, è aggressivo, combatte su ogni palla, e a volte fa pure da regista aggiunto. Parte male facendosi scappare Rybus alla prima occasione, poi prende le misure e la fascia diventa il suo territorio. Da correggere tuttavia i tredici possessi palla persi.

Leonardo Bonucci, 6,5 – Fa il suo lavoro alla perfezione, chiusure aeree e lanci che farebbero invidia a Pirlo lo rendono un giocatore indispensabile per la Juve; infatti preoccupa la sua sostituzione per un problema muscolare. (Dal 22’ s.t. Medhi Benatia, 6 – Entra nella confusione, ma il gol del pareggio non è tutta colpa sua.)

Andrea Barzagli, 6,5 – Non ci fosse lui la Juve non sarebbe quello che è. È ovunque, chiude ogni buco; sul gol di Tolisso non ha colpe perché non era suo l’uomo, sul finale una sua distrazione che manda Lacazette in porta, ma lo recupera e riesce a sporcargli il tiro.   

Patrice Evra, 5,5 – Inizia bene, poi soffre un po’ troppo quando Ghezzal lo punta sulla fascia. Perde troppi palloni, ben 21, e chiude la partita in difficoltà nella difesa a 3.

Sami Khedira, 5 – Troppo stanco, non ce la fa più. Sbaglia troppo, anche le cose facili, non azzecca un inserimento, è poco presente. Probabilmente paga la sua quinta partita di fila (13 su 15 stagionali).

Claudio Marchisio, 6 – Il Principino dura un tempo, dopo di che calando lui cala tutta la Juve. Certo, con lui sulla mediana è tutta un’altra musica, anzi sfiora quasi il gol con un destro terrificante da fuori area, ma deve ancora lavorare per rientrare pienamente in forma. Da evitare inoltre qualche skill di troppo al centro del campo, e più gioco semplice.  

Stefano Sturaro, 4,5 – La sua partita era da 4, mezzo voto gli va dato per il rigore procurato. Per il resto perde troppi palloni, a centrocampo è disorientato, un giallo inutile, e in difesa quelli del Lione lo facevano ballare.

Miralem Pjanic, 5,5 – Allegri ridisegna il modulo per esaltare le sue abilità, ma anche questa volta non funziona. Non trova spazio sulla trequarti, ed è costretto ad arretrare fino sulla mediana. Qualche giocata buona gli va comunque elogiata, malgrado il cartellino giallo. Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di raggiungere i livelli della Roma. (Dal 23’ s.t. Alex Sandro, 6 – Entra subito in partita, corre con un cavallo sulla fascia; una macchina. Tuttavia sul gol era sua la marcatura su Tolisso.)

Gonzalo Higuain, 6 – A parte il rigore, fa il minimo sindacale, qualche sponda, qualche cambio di gioco, e niente di più. Sbaglia un gol già fatto a tu per tu col portiere, sul servizio di Mandžukić – da notare che la loro intesa in attacco stia crescendo sempre di più. (Dal 38’ s.t. Juan Cuadrado, S.V.)

Mario Mandžukić, 7 – Il Gladiatore, Terminator, RoboCop, chiamatevelo come volete, ma delle volte sembra veramente fuori dal normale. Corre ovunque, pressa in attacco, aiuta in difesa, gli avversari hanno paura quando lo vedono avvicinarsi. Generoso coi compagni; inizia la partita con una mano fasciata, la conclude con un ginocchio malconcio. Un giocatore pregevole!

All. Massimiliano Allegri, 5 – Prova il cambio tattico, ma non va. Non è tutto da recriminargli perché la squadra è colpita da un’epidemia di infortuni, ma i giocatori sembrano troppi stanchi, sintomo che l’allenatore fa comunque fatica a gestire il turnover. Ora toccherà a lui, solo a lui, giocarsi tutto con il Siviglia, la partita che veramente può decidere le sorti del girone, e di tutta la stagione.