Le aspettative - sopratutto nel calcio - giocano un ruolo fondamentale nella testa dei tifosi. A volte gli si regala un sogno, che rimane tale, a volte senza aspettative i sogni si possono realizzare. La Lazio di Simone Inzaghi è partita a fari spenti, a metà della griglia di partenza, con aspettative non di certo rosee. Dalla possibile 'locura' di Marcelo Bielsa, da un entusiasmo nuovo, si è passati al riciclaggio di casa, alla razionalità di Simone Inzaghi, nuovo maestro in casa Lazio. Le aspettative erano diametralmente opposte, chiunque avrebbe scelto El Loco (spettacolo e sogni d'alta classifica contro ennesimo anno di transizione), eppure la Lazio di Inzaghi si sta conquistando la ribalta. E più che regalare un sogno, se lo sta costruendo piano piano, passo dopo passo, partita dopo partita. Con un gruppo che crede nel suo allenatore ed un allenatore che crede nei propri ragazzi.
Sarebbe interessante capire cosa si dicano Inzaghi e i suoi nello spogliatoio o durante gli allenamenti a Formello. Sarebbe interessante capire come Simone Inzaghi stia riuscendo a costruire un gruppo prima di qualsiasi altra cosa a livello tecnico-tattico. Un concetto molto semplice da cui si può ipotizzare il forte collante costruitosi tra giocatori ed allenatore è la condivisione di un destino comune iniziale, quello del fallimento. Sì, perchè dopo il caos Bielsa, le cessioni importanti di Candreva, Klose e Mauri (uomo spogliatoio sopratutto) Inzaghi e la Lazio si sono ritrovati in una situazione più che fallimentare, alimentata dai tifosi adirati per il mancato arrivo del Loco e per il ripiegamento societario su Simone Inzaghi. Poche migliaia di abbondamenti, la situazione della curve romane senza più il tifo di una volta: ecco che il destino comune in casa Lazio sembrava proprio quello del fallimento.
Molto probabilmente proprio da qui è riuscito a ripartire Inzaghi, facendo leva sul riscatto e l'orgoglio da salvare dei suoi: serviva una risposta di carattere ed è arrivata. L'uomo che avrebbe dovuto allenare la Salernitana ma anche l'uomo del settore giovanile e quello di dieci anni da giocatore biancoceleste è riuscito ad imporsi. In punta di piedi e con un carico di umiltà, Simoncino (come lo chiamano i suoi tifosi) sta conferendo alla sua Lazio un'identità ben precisa, che è proprio quella delle squadre di Inzaghi. Chi ha potuto guardare le partite della sua Primavera sa a cosa mi riferisco: cattiveria in campo, aiuto reciproco costante, gioco sulle fasce, ripartenze veloci, unione d'intenti. Tutti concetti sinora applicati sul campo dai biancocelesti, che hanno ormai risolto anche i problemi di modulo. Ora l'assetto tattico definitivo è il 4-3-3 e resterà tale, perchè esalta Keita Immobile e Felipe Anderson, i veri e propri aghi della bilancia di questa squadra.
Inzaghi e la sua Lazio (da sottolineare il pronome possessivo) si stanno conquistando la ribalta che meritano. Un giovane allenatore che allena giovani ragazzi, li lancia in Serie A e ci punta senza aver paura delle conseguenze. Esalta Immobile, reintegra al meglio Keita, matura Felipe Anderson. Sicuri che se fosse arrivato Marcelo Bielsa la Lazio avrebbe collezionato 21 punti in 11 giornate? Siete sicuri che con El Loco avrebbe convinto così tanto? Chissà. Difficile da dire. Sta di fatto che Simone Inzaghi potrebbe essere l'errore più giusto dell'era Lotito, l'errore più bello della Lazio. Squadra che deve continuare a marciare, senza guardare allo specchio quanto sta diventando bella.