In Italia siamo abituati così: se una squadra non va, si cambia allenatore. Se i giocatori non rendono, la colpa è del mister, del suo staff, della preparazione. Funziona così. all’estero questo costume è meno diffuso, specie in Inghilterra, dove vi sono vari esempi di longevità, su tutti i 27 anni di Sir Alex Ferguson sulla panchina del Manchester United o l’esperienza di Arsene Wenger alla guida dell’Arsenal dal 1996. Abramovich è forse l’eccezione che conferma la regola, con i suoi 11 cambi in 13 anni di presidenza. E potrebbe arrivare il dodicesimo.

Pare infatti che il patron russo sia furibondo per come stia andando questa prima parte di stagione del Chelsea agli ordini di Antonio Conte. A parte il 3-0 facile contro la matricola Burnley, i Blues hanno raccolto due vittorie striminzite, entrambe per 2-1 con goal vittoria arrivato nel finale, contro West Ham e Watford, un pareggio in rimonta contro lo Swansea e due sconfitte consecutive, contro il Liverpool in casa e soprattutto la disfatta all’Emirates Stadium contro l’Arsenal. Un 3-0 maturato nei primi 40 minuti di gioco con un Chelsea in balia degli avversari. Già alcune voci di esonero giravano prima del match di English League Cup contro il Leicester, ma la vittoria, seppur arrivata in rimonta e nei tempi supplementari, avevano tranquillizzato l’ambiente. 

Dopo la roboante sconfitta nel derby però la situazione a Stamford Bridge è in subbuglio, c’è da scommetterci. Al termine del match Antonio Conte ha rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza stampa che inquadrano la condizione dei suoi, parlando di una squadra forte solo sulla carta, che però non rende come dovrebbe sul campo, soprattutto in zona difensiva, la quale ha sempre concesso goal in campionato, ad eccezione della vittoria sul Burnley alla terza giornata. Senza dubbio Abramovich e tutti i tifosi del Chelsea si aspettavano un impatto dell’allenatore italiano nettamente migliore, basandosi sulle precedenti esperienze del salentino alla guida della Juventus e della Nazionale italiana, ma è anche vero che Conte si ritrova in mano una squadra che nella scorsa stagione ha profondamente deluso, arrivando decima e che ha visto l’esonero di Josè Mourinho a dicembre e la successiva nomina di Guus Hiddink.

Sappiamo bene quali siano i capisaldi della filosofia Conte: grinta, corsa ed intensità prima di tutto. Non è certo facile insegnare questi concetti ad una squadra nuova, in un calcio ben diverso da quello italiano ed in una lingua che non padroneggi ancora. Il progetto di rifondazione intrapreso non può essere abbandonato dopo così poco tempo, anche perché il contratto firmato dal tecnico italiano è della durata di tre anni, ma certamente una scossa immediata è necessaria per ravvivare l’ambiente. La stagione in Premier League è lunga e densa di appuntamenti ed a favore di Conte c’è il fatto che il Chelsea non disputa le coppe europee a differenza dei suoi principali competitors, così come la sua prima Juventus ereditata da Del Neri nel 2011. Insomma, le possibilità di riscatto sono dietro l’angolo per un allenatore che ha già dimostrato il suo valore e che è pronto ad imporsi anche a livello internazionale.