"Se qualcosa può andare male, lo farà". La legge di Murphy risulta implacabile nella serata dello J Stadium, maledicendo la Juve in fase offensiva, come in occasione della traversa di Gonzalo Higuain a due passi da Rico. Tutta colpa della sfortuna? Niente affatto, Sampaoli, essendo tecnico intelligente, si copre inserendo una quantità superiore alla norma con un fottio di centrocampisti difensivi; ma Allegri rimane colpevolmente ancorato alle vecchie certezze, annegando dinnanzi alle asfissianti marcature andaluse.
Partendo dal principio, Massimiliano Allegri manda in campo, nel suo 3-5-2, Buffon con la BBC ufficiale; poi Dani Alves ed Evra sulle fasce, con Khedira, Lemina ed Asamoah in mezzo. In attacco Dybala-Higuain. Jorge Sampaoli snatura la sua creatura, rinunciando a giocatori offensivi e all'attaccante puro e schierando Vazquez falso nueve. Centrocampo farcito con calciatori prettamente dediti alla fase difensiva con il trio Iborra-Kranevitter-N'Zonzi. Il Siviglia si presenta, dunque, a Torino abbottonato, con tutte le intenzioni di accontentarsi del pareggio. La circolazione sterile tra i difensori, da un lato del campo all'altro, fortificano quanto detto; gli sprazzi di luce in avanti, sono affidati al solo Franco Vazquez contro i tre centrali bianconeri. I primi venti minuti, i sevillistas sembrano comunque sulla strada di dover riprodurre le ultime pessime prestazioni difensive, con i reparti caldi che si dividono in due tronconi quando gli avversari recuperano il pallone sui filtranti errati dei difensori.
Lo strappo è la qualità che probabilmente Allegri aveva intenzione di utilizzare con centrocampisti di rottura e potenza fisica come Lemina ed Asamoah. Intercettando le linee di passaggio, le mezzali bianconere partivano in progressione verso la porta avversaria, scaricando palla sull'attaccante e inserendosi. Ha funzionato nella prima mezz'ora di gioco con il Siviglia del 4-3-3, molto meno nella ripresa con il cambio modulo e la difesa a tre. Sampaoli, infatti, nel secondo tempo opta per un assetto a specchio, con il laterale destro Gabriel Mercado che si accentra, svolgendo le mansioni di terzo di destra mentre Vitolo (poi Correa) ed Escudero fanno gli esterni.
La Juve, dal canto suo, non ha variato praticamente nulla, regalando la partita che volevano agli andalusi. Le difficoltà nel far circolare con una certa rapidità e un'accurata precisione la sfera, ha portato i bianconeri ad effettuare molti lanci lunghi in avanti (30 long balls totali tra Buffon e Bonucci, solo 13 effettuati con successo). Situazioni che spesso si sono concluse con il duello aereo vinto dai rivali e il pallone gettato in pasto alle fauci del Siviglia. Per creare e cucire gioco, il sacrificio è chiamato Paulo Dybala. La Joya ha abbassato il proprio raggio d'azione e quasi da playmaker ha provato a girare palla da una zona all'altra del campo. Controindicazioni? Si, il numero 21 così facendo ha lasciato in diverse circostanze il compagno di reparto, Higuain, solo e senza assisterlo per eventuali scarichi.
La Juve cambia marcia nei 20' finali, con l'ingresso di due pedine, al momento, imprescindibili per l'economia della squadra: Alex Sandro e Miralem Pjanic. Rapidità, giocate nello stretto, tecnica e personalità essenziali in Champions League. I due, sostituendo Evra ed Asamoah, hanno accelerato la manovra e i cambi di campo, con diverse chances create dalle parti di Rico ma la marea gialla dentro l'area, sempre più forte e consistente con l'ingresso di Carriço, ha inghiottito le ultime speranze di vittoria. Uno 0-0 che lascia l'amaro in bocca, contro un undici, quello del Siviglia, ancora in rodaggio e senza un'identità ben precisa. Bloccata dal suo stesso dogma, la difesa a tre, la Juve non ha mutato mai aspetto, anche con l'ingresso di Pjaca al posto di Dybala. L'elasticità e il coraggio sono requisiti indispensabili per risolvere partite ostiche come questa, Allegri dovrà lavorare soprattuto su questi due aspetti.