I suoi muscoli stanno tenendo in apprensione Spalletti e la società, ma Diego Perotti resta un elemento fondamentale, al limite dell'imprescindibilità, nello schema tattico della squadra giallorossa e sul sito ufficiale la società ha deciso di far conoscere un po' più a fondo l'ala argentina ai propri tifosi tramite un'intervista.
Perotti inizia a raccontarsi proprio dagli inizi, dal primo calcio tirato al pallone e dal suo primo idolo calcistico: "Quando ho cominciato a giocare Juan Roman Riquelme era il calciatore che mi piaceva di più e dal quale cercavo di imparare. Facevo il tifo per lui quando ero piccolo, giocava al Boca e da lì in poi avrebbe vinto tutto. Lo seguivo anche quando era in Europa, al Barcellona e al Villarreal. È sempre stato il migliore per me". Proprio sulle orme di Juan Roman Riquelme ha iniziato a giocare a calcio: "Giocavo nella sua stessa posizione: volevo essere come lui. In Argentina questo ruolo si chiama Enganche, indica la mezza punta che agisce dietro all’attaccante”. Da lì al debutto professionistico con il Deportivo Moron non è passato molto tempo: "il mio debutto è arrivato a 18 anni in Serie C . Ero molto nervoso, abbiamo pareggiato 1-1 fuori casa contro il Cambaceres. È stato un momento unico dopo tutto quello che avevo passato. Non ero riuscito ad arrivare a esordire con il Boca in Serie A ma ero comunque contento. Ero ancora giovane e alla fine sono arrivato fino a qui, ma in quel momento ero già felice". La partita più bella giocata da Perotti però non è né in Argentina, né in Italia, bensì in Spagna ai tempi del Siviglia: "Quella in cui ho segnato il mio primo gol con il Siviglia. È stato contro il Deportivo La Coruna – racconta Perotti - al 92° minuto. Eravamo sullo 0-0 e con quel gol siamo andati direttamente in Champions League al terzo posto. Ho segnato di testa, è stata una sensazione unica che non dimenticherò mai".
Anche l'avversario più tosto mai affrontato dal Monito riporta in terra iberica e non è certamente uno dei nomi che vi è venuto in mente: "Manuel Pablo del Deportivo La Coruna. Ogni volta che ho giocato contro di lui – dice l'ala argentina - mi sono sempre trovato in difficoltà. Potevo anche dribblarlo ma lui mi tornava di nuovo addosso". Si resta in Spagna per quanto riguarda lo stadio più bello dove Perotti abbia mai giocato, "il Santiago Bernabeu", mentre c'è un po' di Italia nella risposta alla domanda "Qual è il giocatore più forte con cui hai giocato? Nella mia carriera ho avuto la fortuna di poter giocare con Riquelme, di allenarmi con lui, anche se ci ho giocato poco insieme per via di un infortunio. Ora è un piacere essere al fianco di Francesco Totti, il giocatore più importante della storia della Roma. Dei tempi del Siviglia direi Frederic Kanouté e Luis Fabiano, due attaccanti che trasformavano in gol ogni palla che io mettevo dentro".
Chiusura poi sulla persona più importante nella sua carriera: "Sicuramente mia madre. Il mio inizio non è stato facile: ci sono giocatori che partono e arrivano velocemente in Serie A mentre io, per diversi motivi, ho dovuto lottare e passare dei momenti brutti. Lei è stata sempre al mio fianco, mi ha accompagnato ovunque. Si svegliava alle 7:00 del mattino per portarmi agli allenamenti. Tutta la mia famiglia mi è stata vicina, ma lei è stata il supporto più importante per la mia carriera."