Antonio Conte ribadisce un concetto che all'Italia e agli italiani non deve sfuggire: domani si vince o si va a casa. E alla vigilia della sfida contro la Spagna, che in caso di successo varrà a propria volta l'ennesimo scontro con la Germania - oggi vittoriosa in maniera netta contro la Slovacchia - il commissario tecnico azzurro ha espresso grande rispetto e ammirazione per quanto la Nazionale delle Furie Rosse ha fatto e sta facendo in quest'ultimo decennio, ma al tempo stesso non vuol sentire parlare di timore reverenziale verso gli uomini di Del Bosque: "Noi abbiamo grandissimo rispetto della Spagna - dichiara Conte in conferenza stampa - , sappiamo di affrontare una delle squadre più forti al mondo, una delle favorite. Detto questo abbiamo lavorato, ci siamo preparati, per una delle due non c'è un domani".

Conte ribadisce anche l'atteggiamento che l'Italia dovrà avere durante i 90 (o 120) minuti, per riuscire ad avere la meglio su Iniesta e compagni: "Quello che dico sin dall'inizio, niente recriminazioni. Se poi l'avversario si dimostra più forte saremo i primi ad applaudire. Altrimenti voglio vincere". Nonostante l'Italia abbia dato prova del fatto che solo con solide certezze si riescono a vincere le partite, si continua a parlare di eventuali novità di formazione, ma il ct non ci sta: "Io non capisco cosa si dovrebbe tentare o non tentare, non possiamo aspettare partite del genere per provare qualcosa di mai fatto prima. Partita da vincere tutti insieme, nella fase offensiva. Facciamo che pure la Spagna deve stare attenta, possiamo fare male a chiunque il qualsiasi momento, nella fase difensiva c'è organizzazione ma anche in attacco".

Il rammarico di Antonio Conte riguarda proprio la Spagna, reduce dalla sconfitta contro la Croazia che ha tolto alla Roja il primato nel girone. Entrambe le contendenti di domani hanno perso l'ultimo impegno giocato, e il ct spera che siano i suoi ad avere maggior voglia di rivalsa: "Penso che le sconfitte portino qualcosa di più, livello di rabbia e attenzione. Avrei preferito una Spagna più morbida, che veniva da una serie di vittorie. Partita molto particolare, nel primo tempo la Spagna poteva ammazzare la partita. Domani se usiamo la ragione perdiamo, l'ordinario non basta. Sono molto convinto che i miei ragazzi siano in grado di farlo. Niente è impossibile, altrimenti sarebbe tutto troppo semplice. Si toglierebbe il sale della vita, l'incertezza, lavorare per battere il più forte".

Presente in conferenza stampa a Parigi anche capitan Buffon, il quale ha parlato di un suo ormai ex compagno di squadra alla Juventus, che al tempo stesso è anche il pericolo pubblico numero uno in fase realizzativa: "Morata è ancora un ragazzo ma non sa quanto è forte. C'è una dote dei grandi calciatori, di solito è sempre protagonista nelle partite importanti e spesso fa gol. Non è solo Morata, però è il terminale offensivo, per quello che sta facendo è il pericolo numero uno. Ricordo che all'inizio della scorsa stagione, come fanno tutti i ragazzi quando non attraversano momenti felici, trovava alibi e si piangeva addosso. Gli dissi che quando avrebbe smesso sarebbe poi tornato a fare la differenza. È giovane ma ascolta, si mette in discussione. La fine della stagione e l'Europeo è la conferma".

Il capitano azzurro è tornato a parlare del suo futuro, visto che il tempo che passa e l'età che avanza non sembrano condizionare le sue prestazioni sul campo: "Quando sei a questi livelli non sei tu a decidere, ma sono le prestazioni e le scelte a cambiare le carte in tavola. Nella mia testa penso che proseguirò altri due anni, ai vertici, come ora. Se poi piaceranno anche al nuovo mister sarò contento di far parte della nazionale. Portieri in questo Europeo molti, alcuni mi hanno sorpreso positivamente, lasciando stare Neuer. Ieri mi è piaciuto molto Fabianski, poi ci sono altri portieri condizionati dalla propria squadra che, alla fine, non è andata avanti. La rivalità con i colleghi? Quando si rappresenta nazionali così importanti credo che ogni ruolo non ci sia certezza di titolarità. Credo in una specie di competizione e competitività che non dà a nessuno il pensarsi titolare. Penso sia normale nello sport. A questi livelli appena perdi un po' hai qualcuno che ti può prendere il posto".