Bonato è il nuovo DS dell'Udinese, la sua avventura inizierà ufficialmente il primo luglio. In attesa quindi di iniziare a lavorare per la sua nuova squadra, l'ex Sassuolo parla delle sue esperienze passate, chiaramente a forti tinte neroverdi, dato che è stato tra i fautori del grande salto dalla Lega Pro alla Serie A degli emiliani. In esclusiva ai microfoni di Calcio 2000 ci racconta alcuni passaggi fondamentali in ottica mercato, dato che ha creato lui la base dell'attuale Sassuolo.

Nereo Bonato è uno che, mentre ancora giocava, si è laureato in Economia. E non solo, perché nell'ultimo anno di professionismo, il pomeriggio si allenava, la domenica giocava, ma tutte le mattine faceva il praticantato per diventare commercialista: "Ho sempre pensato che lo studio fosse importante, perché apre la mente, ti fa ragionare in modo diverso. Ancora oggi se c'è qualche "mio" ragazzo che studia, lo incito a non mollare, perché la carriera del calciatore è precaria per definizione, soprattutto nelle categorie inferiori, nelle quali lo stipendio non ti consente di avere una visione serena del futuro".

Ci può raccontare come ha fatto ad assicurarsi un grande talento come Berardi? "La storia di Berardi credo sia nota a tutti, l'abbiamo scovato in un torneo di calcetto notturno. Lo abbiamo visto giocare e non credevamo ai nostri occhi, lo abbiamo praticamente rapito (ride, ndr). La cosa che forse non tutti sanno, è come l'ho detto a Di Francesco. Quando gli ho presentato la rosa nel 2012, son rimasto sul vago: "Abbiamo questi 24, poi c'è questo ragazzo, è il 25°, non ti dico nulla, valutalo e poi mi fai sapere". La prima partita di campionato Berardi era titolare (sorride, ndr). Il calcio non può essere solo statistica: certo, i numeri sono importanti ed è giusto studiarli perché possono svelarti tante cose, ma poi ci sono anche le sensazioni, l'istinto, la pancia. Altrimenti sarebbe troppo facile, vincerebbero sempre i più ricchi e non esisterebbero i Leicester. Per fortuna non è così. Con Domenico, ad esempio, è stata una sorta di magia".

Berardi, ma non solo, sono tanti i "ragazzi" di Bonato: "Ricordo Magnanelli acquistato dal Gubbio per 7 milioni delle vecchie lire, o Pavoletti prelevato dall'Armando Picchi in Serie D per 10mila euro e poi rivenduto al Genoa per 4 milioni, ma anche l'operazione Zaza fatta con la Juve. Tutti bravissimi ragazzi e con una grande motivazione: per assurdo, non abbiamo mai avuto difficoltà a trovare giocatori che sposassero con entusiasmo la nostra causa, almeno fino a quando siamo arrivati in A".

Zaza sta crescendo, ma ancora alla Juventus non è riuscito ad imporsi:"Per me Zaza è uno da Juve, deve solo capire lui cosa vuole fare. Simone è uno che sceglie d'istinto e se non è convinto di una cosa, meglio che non la faccia. A me sembra che si sia calato bene nell'ambiente, è uno che riesce a farsi voler bene da tutti e per me può diventare certamente un punto di riferimento della Juve, ma è soprattutto lui che deve convincersi. Certo, deve limare alcuni tratti del suo carattere, come quando prende qualche giallo per proteste plateali o per interventi irruenti, ma sul giocatore non si discute."