Vittoria doveva essere e vittoria è stata: il Milan è uscito con tre punti dal Marassi, fondamentali per consolidare il sesto posto, allontanando il Sassuolo, diretto inseguitore. Ma non è finita, i rossoneri si apprestano ad ospitare il Carpi, che cerca disperatamente punti per la permanenza in Serie A. A Milanello si intravedono segnali positivi, secondo Cristian Brocchi, tecnico rossonero, che si concede alla stampa nella consueta conferenza prepartita.
Passi in avanti dal punto di vista psicologico: "Li ho visti motivati e questa cosa mi fa stare tranquillo, però in campo ci vanno loro non io. Devono affrontare la partita con la mentalità vincente. E' molto importante consolidare quel 5%, che era stato di più, per arrivare ad un 10%. Ogni piccolo passo che viene fatto in avanti resta dentro. In questi giorni qua logicamente c'è stato poco campo. La squadra ieri era logicamento un po' stanca e ieri era il giorno peggiore dal punto di vista fisico. Non abbiamo potuto fare molto, ma ho spiegato dei concetti che poi sono stati proposti in allenamento. Loro l'hanno fatto e la speranza è quello di poterli trovare più riposati oggi. Tendo a dare pochi obiettivi, ma chiari. Domani gli chiederò due altri obiettivi e vi dirò dopo la partita se sono stati rispettati. Con la Sampdoria sono stati rispettati".
Con il nuovo modulo, il centrocampo muterà rispetto alle uscite precedenti: "Honda avrà le sue chance, si sta allenando molto bene. Sembra una frase fatta, ma non c'è un giocatre che non mi sta dando quello che io chiedo. Logicamente nel giro di 1-2 partite non puoi far felice 21 giocatori. Inizialmente questo è un po' un problema, la speranza è che si possano ottenere dei risultati importanti e mettere in campo tutti i giocatori, per capire chi ha la volontà di mettere in piedi qualcosa di serio e di importante e chi non ne ha le caratteristiche. Se guardiamo il calcio dal punto di vista dell'essere legato dei sistemi di gioco allora ognuno può dire la sua. Nel mio modo di vedere il calcio non ci sono posizioni fisse, soprattutto a centrocampo. Ci sono giocatori che hanno grande qualità che possono interpretare il ruolo di trequartista moderno, come piace a me, sapendo svariare da una parte all'altra del campo. L'importante è che abbia un pensiero offensivo e non difensivo. Boateng ha una grande personalità e ha dimostrato di volersi mettere in mostra e rendersi utile alla causa. E così anche altri. Sono contento se arrivo al giorno prima della partita con in testa più giocatori. Voglio creare uno zoccolo duro, impensare cambiare 4-5 giocatori ogni partita, mentre Bertolacci ha un risentimento e domani non ci sarà. Valuteremo nei prossimi giorni."
Il rapporto con Silvio Berlusconi, colui che ha spinto per affidare la panchina a Brocchi: "Sul fatto che io sia stato così tanto a stretto contatto con il presidente è una cosa che si dice all'esterno, ma non corrisponde così tanto alla realtà dei fatti. Non so niente di quello che riguarda un discorso societario. Non sono stato scelto per fare il manager o l'aiutante del presidente per le sue scelte. Su una cosa sono sicuro però: il presidente ama il Milan in maniera esponenziale, lo si legge dai suoi occhi. Il bene del Milan per lui è al primo posto".
Infine, la pressione, fattore che ha spesso inciso nelle carriere, ma per Brocchi non è lo stesso: "Devo essere sincero e non sono presuntuoso. Non sento ansia o paura, sono sereno e ho la voglia di aiutare un gruppo di ragazzi che dal punto di vista morale a tirar fuori qualcosa che non ha ancora tirato fuori a pieno. Ho il dovere morale di cercare di fare un gioco che è all'altezza della storia del Milan. Ho poco tempo, ma come ho già detto, deve bastare. I giocatori devono avere più autostima e credere di più in quello che fanno. Per riuscire ad arrivare a questo serve avere delle settimane tipo di lavoro. La mia settimana è strutturata in base a degli obiettivi molto precisi. Il primo giorno lavoro sulla costruzione, il secondo sulla fase difensiva, il terzo sulla gestione e il quarto sulla finalizzazione. Poi ci sono dei giorni in cui tutti questi concetti vengono messi insieme. Tutto sta nella disponibilità dei ragazzi, son sicuro che loro ci credono. E' una questione di mentalità, anche quando non ero titolare ho sempre avuto la mentalità di interpretare gli allenamenti al 100% delle mie possibilità. La mentalità vincente ti porta ad allenarti sempre con il piglio giusto e con la volontà di migliorarti. Se non ti dai dei piccoli obiettivi ogni allenamento, fai fatica a raggiungerne uno grande. I giocatori vanno aiutati, soprattutto quelli che trovano e troveranno meno spazio, a capire che nella vita possono capitare delle occasioni che se non sfrutti magari non ti capiteranno più. Io da giocatore mi facevo trovare pronto, sapendo che così potevo trovare considerazione nel mio allenatore."