C'era una volta la Fiorentina di Paulo Sousa, capace di stupire tutti ad inizio campionato con bel gioco ed intensità, in grado di rivestire un ruolo da outsider nella lotta per lo Scudetto. C'era appunto, perché ad oggi i toscani sono una squadra visibilmente in crisi, che pare aver improvvisamente staccato la spina. La miseria di 3 punti nelle ultime 5 partite (3 pareggi e due sconfitte contro avversari abbordabilissimi come Empoli e Sampdoria tanto per citarne qualcuno) è roba da retrocessione, non certo per gente che ad inizio anno aveva come obiettivo il terzo posto per la Champions e che ad oggi dista 8 punti dalla Roma a quota 64 e due dall'Inter quarta in classifica a quota 58. Sousa parlerà con i ragazzi per capire l'umore che gira nello spogliatoio, un confronto vivace per capirci, che al tempo stesso vedrà coinvolto l'allenatore portoghese in un colloquio con i collaboratori dei Della Valle, senza dubbio amareggiati dal blackout della squadra.
Sono tanti i motivi di questo periodo nero, a partire dal mercato, dagli errori di tecnico e dirigenza e dalla mancanza di figure chiave nello spogliatoio. I viola a gennaio avevano bisogno di un centrale di spessore internazionale e di un centrocampista capace di far dimenticare il flop Mario Suarez, invece sono arrivati Benalouane, tra l'altro mai utilizzato sia in allenamento che in campo, per problemi anche di natura fisica, e la coppia Tino Costa-Konè. Poca cosa logicamente per una società ambiziosa come quella dei Della Valle, che non solo ha demoralizzato i giocatori chiave ma al tempo stesso stordito lo stesso Sousa.
Il tecnico portoghese ha poi sbagliato a polemizzare apertamente con la dirigenza, creando una spaccatura totale tra tifoseria e proprietà (emblematico lo striscione esposto al Franchi: "Con gli acquisti di gennaio vince solo il calzolaio"). Paulo Sousa poi ha errato nella gestione della squadra al termine della batosta contro la Roma, che per alcuni giocatori ha significato la fine del campionato, e per di più il tecnico ha confermato i tre giorni di riposo a causa delle fatiche di Europa League (altra batosta qui ma contro un avversario nettamente più forte ed in lotta per il titolo in patria). Il tutto quindi non ha fatto altro che alimentare un buonismo inspiegabile verso i giocatori che nelle partite successive hanno ottenuto pareggi casalinghi contro Verona (ultima in classifica), Samp (quart'ultima) e il pari esterno con il Frosinone (terz'ultimo), avversarie cosiddette "piccole" del tutto alla portata.
In più, l'insistere su un modulo come il 4-2-3-1 ormai inadatto per la sterilità dell'attacco pesa; sono solo 14 infatti i gol segnati fin qui nel girone di ritorno, mentre nelle prime 13 giornate i viola avevano realizzato la bellezza di 26 reti. Persino la fase difensiva è peggiorata, con 16 gol incassati fin qui nel girone di ritorno rispetto agli 11 presi nelle prime 13 giornate del girone d'andata.
La mancanza di leader nel gruppo capaci di riportare un po' di tensione positiva ha pesato: tanti i giocatori vogliosi di andarsene (Babacar), sicuri di non essere riscattati (Konè-Tino Costa) o confermati (Kuba), attratti da sirene nemiche e con ampie attenzioni sul mercato (Vecino, Alonso, Bernardeschi). A tutto questo fa da cornice la situazione grottesca riguardo al futuro: i Della Valle hanno sempre sostenuto di voler aprire un ciclo con Sousa e di tirare un primo bilancio a maggio, forse bisognerà anticipare i tempi e fare chiarezza sulla posizione del tecnico (su cui hanno messo gli occhi Zenit e Milan) e di alcuni elementi della dirigenza come Rogg e Pradè. Una situazione delicata senza dubbio a cui la Fiorentina è chiamata a dare risposte concrete già a partire dal campo.