La fine del XIX secolo ha visto la nascita di innumerevoli capitoli di Storia, in primis quello legato al calcio: se è vero che la versione moderna trovò i natali in Inghilterra attorno la metà dell' '800, in Italia lo sport destinato a diventare “il gioco più bello del mondo”, come scrisse Brera, giunse qualche decennio più tardi. Grazie sempre ai sudditi di Sua Maestà, che avevano nel porto di Genova un'importantissima base commerciale.
E oggi si ricorda un giorno tutt'altro che secondario per il movimento calcistico nostrano: il 16 marzo del 1898, infatti, nasceva la Federazione Italiana del Football (FIF), destinata poi nel tempo a cambiare nome e struttura, fino ad arrivare all'attuale Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Nemmeno il “dove” è, ancora una volta, relativo: Torino, capitale del Regno d'Italia fino a qualche anno prima e casa dei Savoia, nonché di diversi club tra i primi ad iscriversi all'organo.
Perché dalla città piemontese provenivano ben tre su sette delle squadre invitate a prendervi parte (Football Club Torinese, Internazionale Torino e Reale Società Ginnastica Torino) insieme alla corregionale Unione Pro Sport Alessandria. Ma non tutte scelsero di affiliarsi alla neonata federazione, optando per rimanere nella Federazione Ginnastica d'Italia, che aveva già organizzato il primo campionato nazionale due anni prima e vinto dall'Udinese a Treviso: successo mai riconosciuto dalla FIGC.
L'anno di fondazione della FIF corrisponde al primo campionato di calcio riconosciuto ufficialmente: anch'esso si svolse a Torino, alla presenza del Re Umbero I, e durò appena una giornata visto l'esiguo numero di partecipanti. In effetti, i primi anni di campionato videro la presenza esclusivamente di compagini del Triangolo industriale, ossia Milano, Torino e Genova che avevano conosciuto in quei decenni di fine secolo un lento sviluppo industriale e quindi il consolidamento della borghesia: la stessa che poi finanzierà e seguirà il mondo del calcio, com'era successo analogamente in Inghilterra.
Ripercorre 118 anni di storia del football italiano è un impresa ardua, a cui grandi firme hanno dedicato fiumi e fiumi d'inchiostro in tutti questi anni e campionati, tra emozioni e scandali. Cose che non sono assolutamente mancate: dallo scisma tra Federazione e la Confederazione Calcistica Italiana (CCI) nel 1921/22, a cui trovò soluzione la riforma dei campionati elaborata da Vittorio Pozzo; alla prima, storica partecipazione della Nazionale alla Coppa del Mondo, vinta a Roma in pieno regime fascista nel '34 ma con una squadra destinata a diventare leggendaria. Fino ad arrivare alla più recente inchiesta di Calciopoli nel 2006, con il commisariamento della FIGC dopo le dimmisioni del Presidente Franco Carraro.
L'affiliazione alla FIFA arrivò nel 1905, nella quale risultava all'inizio come componente non-professionistica: ciò fu alla base di diversi problemi per la compra-vendita di giocatori sottobanco, tanto da costringere i vertici del movimento (sempre sotto il governo di Mussolini) a rivedere le regole. Chi l'avrebbe detto che da quel giorno in poi le cifre sarebbero state sempre più alte, fino a raggiungere i miliardi di lire spesi nella seconda metà del Novecento.
Attualmente alla guida della FIGC c'è Carlo Tavecchio, personaggio alquanto discusso per le sue frasi razziste e per cui è stato sospeso perfino dalla FIFA per sei mesi. Ma i “giochi di palazzo” non si esauriscono con loro, poiché i vertici della Federazione sono solo la punta dell'iceberg di un movimento ben più ampio, che vede la Lega Pro e i dilettanti come la fetta più grossa dell'insieme. E la partita si gioca su quanto il calcio nazionale può concedere a quello locale: più che calcio è “House of cards”, dove ormai lo sport è diventato l'ultimo pensiero nella politica di gestione.
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