Ci sono ingranaggi, nel variegato mondo del calcio, capaci di determinare le sorti di intere gare o, in casi ancor più incredibili, di intere stagioni. Piccole rotelle apparentemente inutili che poi, quando iniziano ad mancare la consueta sincronizzazione, fanno scricchiolare l'intero sistema. Ed ecco che casi all'apparenza isolati si fondono in un unicum, i sottili fili che legano sconfitte a ben più radicati errori, dal mancato acquisto qualche mese prima alla preparazione poco efficace dell'allenatore ad inizio stagione. E via con le sentenze, salomoniche e non, da parte di tifosi ed addetti ai lavori. Il Cagliari comunque, al di là di questo sproloquio iniziale, è in crisi: sono quattro infatti i turni senza vittoria per i sardi, inammissibile se sei la prima candidata alla promozione diretta e soprattutto se, escludendo la favola Crotone, non vedi avversari degni del tuo personale bagaglio tecnico.

La crisi rossoblu ha radici lontane ed affonda nella buia notte della debacle crotonese, quando gli uomini di Juric affondarono le lame nekll'inerme difesa avversaria vincendo così per 3-1. Dopo seguirono cinque vittorie e nessuno avrebbe mai pensato ad un crisi. Eppure, escludendo il successo in casa del Latina (1-3), il Cagliari non propose il solito calcio brillante, superando solo di una rete le rispettive avversarie, tra l'altro affrontate o in casa o in un momento poco felice, vedi Avellino e Pescara. Segnali, difficili da indivduare ma ora più che mai vitali per comprendere i perchè di un tale tonfo sportivo. Si giunge dunque alla sconfitta di Cesena, la prima, considerata eccezione. Si perde in casa contro il Novara ma con una formazione rimaneggiata, si pareggia con il Trapani al 93'. Tre stop ancora però giustificati e giustificabili, a differenza dell'ultimo scivolone, un dolorosissimo 0-2 perugino che sa tanto di occasione sprecata in vista della volata finale.

Per carità, il Cagliari è sempre lì, a -1, ma a vederlo sembra una formazione stanca, sfiduciata, oppressa da una specie di insostenibile malessere che, accostandololo alla sua più leggera 'nemesi letteraria' targata Kundera, è come se offuscasse le prestazioni rossoblu. Prestazioni timorose, partenze di gara sparate che poi, però, si sciolgono come neve al sole dopo i primi tentativi falliti: è sintomatico, infatti, che il Cagliari abbia tirato in porta, nel match contro il Perugia, 5 volte nel primo tempo e solo una nei secondi quarantacinque minuti. Prestazioni che però sono inammissibili, soprattutto se ti chiami Cagliari e se nel tuo parco giocatori hai atleti che tranquillament epotebbero giocare in serie A. Il problema è tutto lì, nella testa, che molto spesso sposta equilibri apparentemente inossidabili: Rastelli dovrà ritrovare e ritrovarsi, aiutare i ragazzi nel riprendere la conaspevolezza dei propri mezzi, allontanado così l'insostenibile leggerezza del (mal)essere che assale ormai il Cagliari da qualche turno a questa parte.