Chi è al Milan da tanti anni e ha vissuto ben altri momenti della storia rossonera è il primo a rendersi conto che la situazione non è accettabile. Contro il Chievo ci si aspettava un Milan voglioso di riscatto dopo il k.o. di Sassuolo, alla caccia di tre punti per restare attaccati al treno di quelle davanti. L'approccio alla partita, invece, è stato in tono decisamente minore.
Abbiati è sicuramente un senatore del Milan visto la sua enorme esperienza in rossonero. Da leader dello spogliatoio non le ha mandate a dire ai suoi compagni di squadra per l'atteggiamento avuto nel primo e in generale nel corso della partita: "Non ho parole per la partenza di oggi (ieri n.d.a.) per i primi 30 minuti. Non è che non ci impegniamo, è proprio l’atteggiamento che è stato sbagliato. Non parlo dei singoli ma mi infastidisce quando un compagno viene richiamato e questo risponde perché vede il richiamo come una rottura, quando invece è costruttivo. Noi siamo il Milan, non dobbiamo accontentarci del sesto posto." Messaggio chiaro e diretto, indirizzato a tutti quelli che probabilmente, secondo il numero 32, ancora non hanno capito che cosa significhi essere al Milan e indossare una maglia come quella rossonera. Frasi poi che sembrano indicare anche una sorta di malessere che la vecchia guardia nutre nei confronti di alcuni nuovi arrivati. Se tutto il gruppo è dalla parte di Mihajlovic, al suo interno non tutto sembra liscio.
Anche Abate, ieri capitano al Bentegodi, si è mantenuto sulla linea di Abbiati e le sue parole sono state tra lo sconfortato e il rassegnato: "Siam partiti male e sotto ritmo. Diciamo sempre le stesse cose. Non dobbiamo accontentarci del sesto posto altrimenti rischiamo pure quello." Altra strigliata che arriva da un altro che ha visto che cosa sia veramente il Milan. E quando lavate di capo del genere arrivano da ben due giocatori, in qualche modo punti di riferimento dentro lo spogliatoio, sembra essere chiaro che ci sia qualcosa che non vada. Serve riprendersi e serve farlo in fretta.