Quante volte, guardando una partita del Verona, ci siamo stupiti della posizione di classifica vedendo l'atteggiamento in campo? Quante volte abbiamo speso parole di elogio per gli encomiabili tifosi che mai hanno smesso di cantare e sostenere la squadra, nonostante fosse abbondantemente ultima in classifica? Quanta volte ci siamo chiesti come fosse possibile una tale involuzione nonostante l'ottima rosa? Le risposte sono sempre state vaghe, difficili da dare. Ma oggi, qualcosa è cambiato. Non l'atteggiamento in campo, non il supporto dei tifosi. Semplicemente il risultato: stanno arrivando quei tanto agognati punti, mancati terribilmente nella prima parte di stagione, quando la classifica si faceva sempre più cupa e difficile.

L'Hellas visto ieri in campo nel derby contro il Chievo vinto per 3-1 non ha nulla a che fare con la posizione di classifica che occupa, non meriterebbe i 7 punti di distacco dalla Sampdoria quartultima. Una buona parte del merito se la deve prendere senza dubbio anche Luigi Delneri, subentrato a Mandorlini in un momento di incredibile difficoltà e capace di rimanere lucido e fiducioso nei suoi giocatori, che lo stanno ripagando. Il Verona di ieri è l'emblema di quello che deve essere una squadra alla ricerca disperata della salvezza, l'emblema del o tutto o niente: gli scaligeri mettono tutto sul piatto, rischiano schierando un'ala sinistra a fare il terzino e una seconda punta o comunque un esterno alto a fare l'esterno a quattro di centrocampo, nel quadratissimo 4-4-2.

Rischiare tutto, ma rimanere ordinati: un atteggiamento che paga che oltre le aspettative, perchè nel primo tempo non solo il Verona domina in fase offensiva (poteva tranquillamente chiudere sul 2-0 la prima frazione), ma non subisce mezza conclusione verso lo specchio. Gollini è inoperoso mentre Bizzarri compie miracoli. Merito della spinta sulle fasce, merito di Marrone e Ionita, filtri da 7 in pagella, merito soprattutto dei movimenti di Pazzini e della verve di Toni, che come il vino diventa migliore ogni anno che passa. Ieri l'ex Fiorentina e Palermo ha offerto una prova maiuscola, lottando su ogni pallone, provando sempre a renderlo giocabile per i compagni che ovviamente, vedendo il loro leader combattere in quel modo, l'hanno seguito. E il risultato è stata la vittoria finale, arrivata nonostante gli enormi brividi dopo il rigore realizzato da Pellissier.

Nell'occasione è arrivata anche l'espulsione immeritata a Vangelis Moras, icona della lotta e della determinazione gialloblù: dopo aver vissuto un dramma con la perdita del fratello Dimitris, morto in estate per una leucemia (nonostante la donazione di midollo osseo del difensore del Verona), la sua stagione è cambiata. "Dedicherò a lui gli ultimi anni della mia carriera", aveva dichiarato. Le lacrime di ieri al termine della partita, dopo essere rimasto per 25 minuti all'imbocco del tunnel a soffrire guardando i suoi compagni, erano un misto tra gioia e dolore. Moras guardava il cielo, come guarda in alto anche il Verona intero: il sogno salvezza è ancora vivo.