Un'analisi attenta, puntuale. Marcello Lippi racconta - ore dopo - il match Scudetto. Allo Stadium vince la Juve, cade il Napoli. Ribaltone in vetta, senza strascichi. Parte dall'operato del direttore di gara l'approfondimento dell'ex Ct, una direzione senza macchia, utile a smorzare i toni della vigilia.

Scontro ad armi pari, con un rispetto talvolta eccessivo. Il sacrificio della qualità all'altare della compostezza, un sapiente lavoro di disposizione non supportato dalla giusta creatività. Questo il piccolo neo di serata in casa Napoli.

"Quello che è uscito meglio di tutti dalla sfida scudetto è stato l'arbitro. Ci sono state polemiche assurde nella settimana e lui ha fatto molto molto bene. La Juventus ha raggiunto un obiettivo che sembrava impossibile grazie a un filotto di vittorie, mentre il Napoli ha fatto un po' meno rispetto a quello che ci attendevamo. Qualche giocatore si è preoccupato di fare alcune cose trascurando la fase offensiva dimenticando di accompagnare Higuain, penso a Insigne o Callejon. Finora il Napoli non aveva mai affrontato una squadra forte come la Juventus. Quando c'è un eccesso di tattica i giocatori di maggiore fantasia un po' soffrono. Credo però che sia stato più un fatto psicologico che non una scelta dei due tecnici".

Lippi entra poi nel vortice dei protagonisti. A decidere - come spesso accade in queste sfide - un "comprimario", Zaza. In seconda fila, lavoro e sacrificio, in attesa di un'occasione. Puntuale all'appuntamento, lui che chiede spazio ad Allegri per convincere Conte.

Allegri, proprio il tecnico è il secondo "pallino" di Lippi. Un ingresso in punta di piedi nel mondo Juve, ora una perfetta conoscenza del panorama bianconero, una gestione oculata, che va a sfiorare e migliorare anche il dettaglio più celato.

"Mi piace da morire questo ragazzo, ha carattere e grinta. Lui vive questo sogno della Juventus, ma vive anche la sua rabbia dovuta al fatto di voler giocare di più. Una rabbia positiva che trasmette ai compagni e gli permette di farsi sempre trovare pronto".

(Su Allegri) "Mi rivedo un po' in lui, abbiamo la stessa concretezza e voglia di fare cose importanti. Si è subito sintonizzato sulla lunghezza d'onda bianconera. La parola d'ordine alla Juve è provare a vincere tutto per vincere qualcosa e lui l'ha capito".

Lippi svela poi un retroscena su Barzagli. La "fuga" in Germania prima della definitiva consacrazione nel bel paese. La prova del 9, il duello uno contro uno con Higuain, la sensazione - disarmante - di un controllo assoluto sugli eventi.

"C'è stato un momento in cui mi fece arrabbiare quando dopo il Mondiale andò a giocare nel Wolfsburg, che non era la squadra di oggi. Mi diede fastidio e per un periodo non lo chiamai più e forse mi sbagliai. Poi tornò in Italia capendo che questo era il suo habitat ed è diventato uno dei migliori difensori al mondo".

In chiusura, il capitolo Champions. La Juve valuta le sue ambizioni europee al cospetto del Bayern. Sorteggio proibitivo sulla carta, ma l'avvicinamento all'incontro sorride alla Signora, piccoli segnali che aprono spiragli d'impresa.

"Sicuramente quando incontri certi avversari il dispendio di energie psico-fisiche è enorme. Rispetto a quando c'è stato il sorteggio le cose sono cambiate sia in casa Bayern sia in casa Juventus. I bianconeri sono cresciuti e sanno che non si possono far calcoli se si vuole vincere tutto in questa stagione. Proveranno ad arrivare fino in fondo anche in Europa".