Da un gruppone di squadre la corsa per lo Scudetto sembra essersi ridotta solamente a due pretendenti. Non per questo, però, il campionato non rimane appassionante e avvincente. Arrigo Sacchi prova a dire la sua sul duello che si profila fra Napoli e Juventus. Squadre diverse, ma che devono cercare entrambe un elemento per arrivare davvero fino in fondo.
Dalle colonne della Gazzetta dello Sport l'ex allenatore del Milan e ct della Nazionale parla così di Napoli e Juventus, con un paragone cinematografico per rendere più chiaro il concetto: "Sono due squadre equilibrate che attaccano e difendono collettivamente. Non hanno come punto di riferimento l’avversario, ma si muovono preventivamente con marcature a scalare e con la zona-pressing. Il gioco al centro del progetto. Questo concetto è fondamentale. D’altronde a che serve avere grandi interpreti se poi non hai una trama piacevole ed efficace. Io, regista, posso ingaggiare Robert De Niro, ma se gli faccio recitare 'Giovannona coscialunga' quale sarà il risultato? L’interprete e il gioco devono andare a braccetto." Un elemento, però, è importante se si vuole vincere in Italia: "L’importante è l’equilibrio. Ancelotti mi diceva che il Milan nel quale giocava, quello che io allenavo, era grande perché era equilibrato, tutti attaccavano e tutti difendevano. Questo è l’obiettivo che un tecnico deve raggiungere. Perché non prendevamo gol? Forse perché avevamo sempre il pallone noi e perché attaccavamo. L’atteggiamento offensivo era anche un metodo per tenere gli avversari lontano dalla nostra area."
La Juventus è a 13 vittorie consecutive e sta compiendo una rimonta che ad Ottobre nessuno si sarebbe mai aspettato. Per Sacchi i meriti sono da attribuire a tutte le componenti del mondo bianconero: "All’inizio della stagione i bianconeri erano in vacanza, poi si è svegliata e ora sta dimostrando una forza incredibile. Sta crescendo enormemente. E questa crescita è merito di giocatori, dell’allenatore e anche della società e dei dirigenti che con calma e fermezza hanno dettato i tempi della rinascita. Se non hai una grande società alle spalle, non vai da nessuna parte. Io, senza un club come il Milan a sostenermi, dove sarei arrivato?"