Doveva essere la partita della svolta in positivo per la Lazio e per i laziali. Eppure così non è stato. Ancora una volta non è arrivata la vittoria e cosa più preoccupante, sono ritornati i soliti problemi. Ma come è possibile che si sia giunti a questo punto? Come si può transitare tanto rapidamente dal successo all'apatia? E' quello che sta succedendo a Roma, sponda biancoazzurra. Un'agonia da cui la squadra non riesce ad uscire, come impantanata nel fango. Ogni tanto qualche bella partita, per poi crollare con le squadre deboli perdendo punti fondamentali per la lotta all'Europa League. In questa Lazio ormai saltano all'occhio in maniera evidente soltanto i lati negativi, dalla società ai giocatori, dall'allenatore ai tifosi.
Uno dei fattori che continua a contribuire sicuramente a questa situazione è l'operato della dirigenza. Più volte criticata aspramente dal pubblico, anche quest'anno si sta rendendo protagonista in negativo. I problemi della rosa si sono mostrati fin dall'inizio della stagione, come l'assenza di un vice Biglia o di centrali validi per sostituire De Vrij. E nonostante sia quasi finita la finestra invernale del mercato, l'unico giocatore arrivato è Bisevac, difensore centrale che purtroppo ha già mostrato le proprie carenze fisiche. Servivano investimenti per un altro difensore e per un centrocampista di pensiero. Più volte la società ha avuto l'occasione per permettere alla rosa di fare un salto di qualità decisivo, riuscendo sempre a sprecare le occasioni. Anche questa volta, nulla di fatto. D'altronde è stato dichiarato da un certo Tare ad inizio stagione che "Questa squadra è difficilmente migliorabile", ma la classifica dice totalmente l'opposto. E ovviamente va anche considerato come non sia facile fare mercato con un budget ogni volta fin troppo esiguo. Tare che proprio nella partita con l'Udinese ha mostrato quanto questa Lazio faccia divertire per il gioco espresso. Proprio il Ds è stato beccato dalle telecamere a fare un pisolino durante il match. Segnale di una società assente, e addirittura indifferente alle vicende della squadra.
Una buona fetta di colpe ovviamente va data anche ad una squadra che risulta indecifrabile. E' difficile perfino capire quale sia la vera Lazio. Quella vista contro l'Udinese è quella deludente della seconda metà del girone d'andata. Priva di gioco e di idee, senza un leader capace di saper guidare la squadra e tenerla unita (un Di Canio o un Ledesma di altri tempi). Nessuno riesce a prendere le redini della squadra, perfino Candreva, uno dei beniamini del pubblico. Manca la cattiveria agonistica e la voglia di vincere le partite. Perché per vincere contro Empoli, Atalanta, Palermo, Carpi ed Udinese, tanto per dire, non servono di certo i vari Messi o i Ronaldo. I Parolo, Candreva, Klose, Felipe Anderson, Biglia, Lulic la scorsa stagione facevano 3/4 gol in scioltezza a squadre simili. Si è persa l'unione della scorsa stagione? Probabile, e c'è da sottolineare anche la batosta psicologica post-eliminazione Champions che sicuramente ha pesato su molti giocatori.
Oltre ai giocatori c'è anche un allenatore che subito dopo la gara con l'Udinese ha detto che qualche giocatore doveva tentare più uno contro uno per creare superiorità numerica. E perché uno dei pochi bravo davvero a farlo, Felipe Anderson, è entrato soltanto negli ultimi 20'? Perché questa Lazio, per vincere le partite, deve sempre "macinare" l'avversario dando il 110%? Una cosa che i tifosi rimproverano da tempo all'allenatore è il non avere una tattica di riserva. La Lazio ha sempre giocato le proprie partite attaccando fin dal primo minuto, e non sempre ciò ha funzionato. Talvolta le partite vanno anche giocate attendendo l'avversario e contrattaccando, e le vittorie con Inter e Fiorentina sono un chiaro esempio.
Altro tasto dolente è il tifo laziale. Da anni è nota la netta opposizione dei sostenitori alla dirigenza, ma ciò non ha impedito alla tifoseria di sostenere a gran voce la Lazio quando le cose andavano bene come l'anno scorso. Quest'anno, oltre ai soliti problemi, ci si è aggiunta anche la polemica per le divisioni delle due curve romane che ha portato la parte dei tifosi più accesi, la Curva Nord, a non entrare ad oltranza. Il Prefetto più volte ha dichiarato di voler concludere questa stagione con le barriere, e la Curva si è dimostrata sempre decisa e coerente. Per un pubblico che non è mai stato uno dei più numerosi, perdere la frangia più accanita è stato un duro colpo, percepito anche dai giocatori che più volte hanno chiesto ai tifosi di tornare a tifare e a sostenere la squadra, ricevendo sempre dei secchi "no". In ogni caso c'è comunque da lodare il tifo laziale che, nonostante il rifiuto ad entrare nelle partite casalinghe, ormai compie esodi di massa nelle trasferte. La partita di Udine non ha fatto eccezione.
Ultimo punto è la sfortuna. Sempre la gara di Udine ha evidenziato la crisi di infortuni che affligge la Lazio dall'inizio della stagione. Fra infortunati e squalificati vari, la Lazio si ritroverà mercoledì a giocare con il Napoli senza 9 giocatori. In tutta questa situazione, è davvero così utile e proficuo parlare di mercato in uscita invece di quello in entrata? Il tempo è poco, ma basterebbe un niente per rendersi conto che i talenti non mancano in Italia, evitando così viaggi improvvisati in luoghi sperduti.