"Voglio dire che i veri uomini si rialzano sempre dopo essere caduti. Noi ci siamo rialzati e siamo usciti a testa alta".

Il condottiero non abbandona mai la sua barca, bensì la trascina in salvo. Sinisa Mihajlovic si è sempre tenuto saldo, in questi mesi frenetici di polemiche, al timone della sua zattera che continuava a imbarcare acqua, ma non è mai affondato. Lo ha fatto nei momenti peggiori ed anche ieri sera, all'Olimpico, ha continuato ad incitare e scuotere i suoi nonostante un inizio da brivido, che sembrava essere soltanto il preludio di un crollo annunciato. Che i mali del Milan risiedano anche nella gestione tecnica di un allenatore che in questi mesi non è riuscito a dare identità tecnica e caratteriale alla sua squadra, è innegabile; tuttavia lo è altrettanto la sciagurata gestione societaria, incapace di dare all'ex Sampdoria e Catania la dovuta fiducia a mo di parafulmine che il serbo, inesperto a palcoscenici così imponenti, forse meritava. 

"I primi 10 minuti sono stati da brividi e dobbiamo dire grazie a Donnarumma. Poi abbiamo preso le misure alla Roma e nel secondo tempo abbiamo dominato e meritavamo di più. Questa squadra merita fiducia".

Non nega le difficoltà il timoniere, in balia delle onde che portavano il nome di Sadiq e Gervinho nel primo quarto d'ora. Imprendibile il giovane attaccante giallorosso, che si fa beffe di un Romagnoli visibilmente emozionato nel giorno del suo primo ritorno a casa. Inevitabile quanto preventivabile. La classe e la personalità dell'ex Roma però esce alla distanza, così come il Milan. La reazione dei rossoneri sembra poter lanciare la truppa verso un nuovo inizio, dopo la sciagurata sconfitta casalinga contro il Bologna rimediata alla Befana. Scacciata quest'ultima ed i fantasmi di un esonero che andava sempre più materializzandosi, la squadra si è ritrovata, a cavallo del primo e del secondo tempo e Mihajlovic lo sottolinea in maniera marcata. 

"Non so se è stato un Milan diverso. So per certo che questa è una squadra unita, che gioca, che crea e che merita fiducia. Anche stasera abbiamo raccolto meno di quello che meritavamo. Hanno dimostrato di essere una vera squadra". 

Squadra vera, forse. Il serbo fa quadrato, ovviamente, attorno al gruppo, che ha approfittato di una Roma fin troppo scialba per opporre resistenza alle folate degli ospiti, che come evidenzato dal mister, meritavano ben altra sorte. Mihajlovic batte Garcia, senza diritto di replica del francese: tatticamente e mentalmente lo slavo sembra padrone del suo destino, mentre il transalpino resta in balia di un ambiente fin troppo ostile. L'ingresso di Boateng ha scoperto il vaso di Pandora giallorosso, che non ha mai trovato contromisure adatte alla mobilità del figliol prodigo: il ghanese parte centrale, smazzando assist a destra ed a manca e mettendo a soqquadro la precaria stabilità difensiva di Garcia. Apre per Bonaventura, pressa su Rudiger, serve un cioccolatino già scartato per Kucka che però preferisce cestinarlo piuttosto che godersi l'irresistibile scioglievolezza. 

"E’ un giocatore importante. Ha forza, qualità e spirito giusto. Ho parlato con lui, si è meritato la conferma con noi e sono contento della sua prova e spero che continui così".

Tutto giusto, per carità. Ma quello che sembra aver dato Boateng al suo ingresso in campo è quello che è mancato al Milan in tutti questi anni, seppur per un brevissimo lasso temporale: il carattere rossonero, la mentalità di una squadra vincente non si compra al mercato né si improvvisa, ed il ghanese, protagonista di svariati successi a San Siro, potrebbe incarnare proprio questo spirito perduto. 

Quarantacinque minuti di speranza. Il Milan si ritrova nel momento più difficile all'Olimpico, sfiorando il successo nel momento forse più torbido della gestione Mihajlovic, quando tutto oramai sembrava perduto. Adesso è il momento di confermare grinta e carattere, archiviando contro il Carpi una semifinale di Coppa Italia che potrebbe guarire molti mali, in primis ricucendo il rapporto con il pubblico perduto.