Nessuno Juventino probabilmente si immaginava una partita così facile, ammesso che si possa parlare di partita, perché il Torino di ieri sera è durato veramente poco, pochissimo, forse solo il primo terzo di gara, prima di andare in svantaggio e lasciare campo libero ai bianconeri, che con la superiorità numerica hanno banchettato e messo a ferro e fuoco la difesa.
Non era una partita come tutte le altre, per due motivi: il primo è perché si trattava di un derby, e ovviamente i valori si azzerano, si parte alla pari e la tensione è palpabile; il secondo riguarda un anniversario non felice, tutt’altro. Il 15 dicembre di 9 anni fa a Vinovo si consumava la tragica morte di Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, due ragazzi della primavera bianconera. E per ricordarli non c’era miglior modo che un applauso lungo, da brividi, con tutto lo stadio unito nel ricordo, dalle panchine al settore ospiti. La ciliegina sulla torta della memoria è stata messa da Paulo Dybala, con la sua dedica dopo il gol.
Per quanto riguarda il campo, possiamo quasi dire che è stato uno splendido monologo a tinte bianconere, un 4-0 senza appello che conferma il buonissimo lavoro che Allegri e la squadra stanno facendo. L’aspetto che ha più impressionato è stata la capacità totale di tenere in mano la gara (eccetto forse i primi 10 minuti di studio), di cambiare ritmo ogni qualvolta che la difesa avversaria lasciava spazi e soprattutto di gestire senza comunque rischiare e tenendo quasi sempre sotto scacco il Torino, incapace di reagire.
Gran merito va dato a un centrocampo perfetto, dimostrazione che con il trio titolare in campo si alza il livello di tutta la squadra, ma anche a un attacco mai così prolifico negli ultimi anni, specialmente in termini di percentuali realizzative. Cosa significa? Significa che il 71,43% dei gol arrivati fino a qui in stagione (autoreti escluse) sono stati realizzati dai quattro attaccanti a disposizione di Massimiliano Allegri, 25 su 35 per la precisione.
Ieri sera il tecnico ha deciso, almeno dall’inizio, di puntare sulla coppia che nelle ultime uscite non è stata quella titolare. Eppure uno ha fatto due gol, l’altro due assist. Ovviamente parliamo di Simone Zaza e di Alvaro Morata. L’ex Sassuolo era arrivato tra le critiche e le voci che lo ritenevano ‘non da Juve’. I numeri in questo momento parlano di un gol ogni 73,4 minuti giocati, praticamente uno a partita, e ieri sera nella sua gara probabilmente più importante ha deciso di firmare una doppietta e giocare una partita di quelle che fanno innamorare i tifosi, correndo a destra e a manca per pressare, forse anche un po’ troppo, tanto che Allegri al 53’ l’ha tolto per fare entrare Dybala. Che, tra parentesi, oltre ad aver tributato Ale e Ricky ha anche dominato in campo.
L’altro era invece un caso, fino a ieri sera, o presunto tale. Un ‘caso’ che realizza un assist come quello che ha portato al primo gol, tanto spettacolare che il Bleacher Report per descriverlo ha usato le parole “bamboozles defenders”, traducibile come “perplime i difensori”. Anche nel secondo tempo serve il passaggio decisivo per il gol, e nel finale prova anche a intestardirsi per trovarlo lui stesso. E sul 4-0 ci può anche stare. Certo è che Morata è tornato il Morata che alla Juve erano abituati a conoscere.
La ciliegina sulla torta ce la mette Pogba con una punizione d’oro, dritta nel sette e al cuore del Torino, incapace di reagire già dopo il primo gol. Le statistiche dicono zero tiri in porta e due tiri totali, di cui uno velleitario e largo di parecchio, mentre l’altro è stato un po’ più pericoloso, ma mal finalizzato da Belotti. Neto, titolare per la seconda volta in stagione, non si è forse nemmeno dovuto sporcare i guanti, da spettatore non pagante.
Tanti occhi erano anche puntati su Rugani, alla prima da titolare. Difficile anche solo commentare la sua prestazione, perché di fatto dalla sua parte non sono mai arrivati pericoli, è stato chiamato in causa nel fraseggio, forse ha rischiato poco il passaggio in verticale fino al terzo gol, quando poi ha preso coraggio ed è anche avanzato in un paio di circostanze. Il migliore dietro è stato senza dubbio un Leonardo Bonucci in crescita rispetto a inizio stagione, giocatore troppo importante nel 3-5-2. E non è un caso che con la sua crescita coincida anche il filotto di vittorie, così come quella di Alex Sandro.
Quando girano tutti i reparti c’è davvero poco da fare contro questa Juve, capace di controllare le partite e giocarle per 90 minuti, lezione evidentemente imparata a Siviglia. Ora arriva la trasferta di Modena con il Carpi, tutt’altro che proibitiva, e poi la pausa invernale, che va a spezzare il ritmo della squadra. Al rientro, si avranno tante risposte riguardo alle ambizioni stagionali dei bianconeri, che intanto possono guardare soddisfatti all’anno solare 2015, chiuso con tre trofei. E con il miglior ‘arrivederci al 2016’ possibile al loro pubblico di casa.