Capitano e bandiera del Sassuolo, Francesco Magnanelli, dalla serie C2 alla A con la maglia neroverde, si racconta ai microfoni della Gazzetta dello Sport: "Se le prime volte mi chiamavano con un altro nome? Se per questo anche il cognome. A volte mi chiamavano Massimo Manganelli, ma venivo dal Gubbio, ero l’ultimo arrivato e dopo le delusioni nella Primavera di Chievo e Fiorentina, non sapevo neppure se avessi fatto il professionista. Ero passato dalla A all’essere considerato niente, però non svaccai. Arrivare al Sassuolo è stata la mia fortuna e ora sono qui. Nessuno mi ha dato la Serie A: me la sono presa. E per restare in questa città (di cui è divenuto cittadino onorario, ndr ) ho rinunciato a contratti migliori". 

Amore vero quello fra Magnanelli e il Sassuolo, che ha portato il giocatore a realizzare il sogno di giocare e segnare in Serie A da capitano e la squadra ad essere una delle più belle realtà del calcio nostrano, con mire non più fantascientifiche di arrivare a disputare qualche partita nella piccola Europa e chissà poi crescere ancora. Dieci anni di convivenza ormai, scanditi da 361 presenze (mai nessuno come lui nella storia de Sassuolo, staccato di più di 100 presenze Gaetano Masucci) e 8 gol, fra campionati e coppe. 

Magnanelli è arrivato nel 2005 in serie C2 al Sassuolo, dopo essere cresciuto nelle giovanili del Gubbio e aver esordito appena 16enne nella prima squadra. Fece un ottimo campionato, dimostrando di essere uno dei prospetti italiani più promettenti, attirando su di sè gli occhi di Chievo Verona e Torino. Difatti Campedelli lo portò con 50.000 euro al Bentegodi, dove, pur restando tutta la stagione, non collezionò neanche una presenza in Serie A, nè con il Chievo, nè con la Fiorentina l'anno successivo in Serie B. Ripartì quindi dalla serie C1 con la Sangiovannese, dove ancora una volta non lo accompagnò una buona stella, collezionò solo ed unicamente sette presenze, senza mai incidere. L'anno dopo arrivò finalmente al Sassuolo, il resto della storia lo conoscete già.