“Viaggio Roma-Firenze in pullman, squadra in divisa con giacca e cravatta. Gazza è negli ultimi posti, si alza, passa davanti a tutti e va a sedersi proprio a fianco a Zoff che sonnecchia con le braccia conserte. Sorrisino da clown e capiamo al volo che ha in mente una delle sue. Prima galleria, seconda galleria e poi un tunnel particolarmente buio e lungo. Usciamo e... Gazza è sempre seduto accanto a Zoff, ma completamente nudo. Capito? Si era spogliato in galleria. Zoff, immobile, braccia conserte, gira la testa, dice sottovoce: "Gaaazzza,ma che cazzo faaai?".

In queste poche righe, Gigi Casiraghi racchiude tutta l'essenza del mitico Paul “Gazza” Gascoigne. Un personaggio curioso, a tratti simpatico, a tratti irritante. Un personaggio sfortunato e fortunato allo stesso tempo. La vita gli ha sempre concesso una seconda occasione. Gli ha teso la mano anche nei momenti più bui. Ma d'altronde si sa, gli dei del calcio hanno una particolare predilezione per chi poteva essere e non è stato. E il povero Gazza è diventato, a poco a poco, schiavo del suo personaggio e della sua estraneità all'epoca in cui viveva. Per comprendere la sua particolare soggetività non vi basterà il cordiale aiuto di Wikipedia, nè tantomeno un manuale di psicologia. Poichè Gazza era questo: un uomo capace di giocare ubriaco, restare senz'acqua per 4 mesi e divertirsi ad entrare e uscire di galera. Un curriculum che farebbe impallidire anche il peggior George Best. Tuttavia, è proprio in queste “piccole” cose che Paul smette di essere il “fat and round naughty boy” (così come lo avevano apostrofato i tifosi del Tottenham) e diventa qualcosa di più, facendo breccia nei cuori di noi calciofili. Questa antitesi genetica con il gentleman d'Oltremanica lo colloca di diritto nell'Olimpo dei pallonari del ventesimo secolo.

Il celebre scrittore Nick Hornby disse di lui: "Paul Gascoigne possiede intelligenza calcistica a palate (ed è un'intelligenza abbagliante, che comporta, tra le altre doti, una sorprendente coordinazione e la capacità di sfruttare all'istante una situazione che nel giro di due secondi non sarà più la stessa), tuttavia è evidente e leggendaria la sua assoluta mancanza del benchè minimo buon senso”. Già, perchè Gascoigne è una figura straordinaria, contrapposta all'abitudinario e totalmente fuori dal normale. Anzi, ora che ci penso, di normale non aveva proprio nulla. Parlare del giocatore sarebbe troppo riduttivo, ma parlare del personaggio sarebbe alquanto impossibile. Il suo carattere autolesionista è quasi sbalorditivo per uno capace di pietrificare Bobby Charlton (con una magia delle sue contro il Watford) e al tempo stesso svegliarsi in piena notte con una disperata voglia di whisky. L'alcool sarà la sua ancora di salvezza e il suo tallone d'Achille, immagine speculare di un mondo incapace di identificare la sua sofferenza e la sua contraddizione morale. “Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente: se non lo è vuol dire che ho fallito”, dirà lo stesso Gazza che sul materialismo e il masochismo ha fondato la propria essenza di uomo.

Era il 27 maggio 1967 quando i coniugi Gascoigne, John e Carol, diedero alla luce il piccolo Paul, secondo di quattro figli, a Gateshead (cittadina situata nella contea del Tyne and Wear a nord-est,quasi al confine con la Scozia). Le violenze del padre (dal quale probabilmente ha ereditato l'amore per i superalcolici) e il complicato rapporto con la madre ne rovinano l'infanzia. Passa dalle sale d'attesa degli “strizzacervelli” al pub di paese in cui compie i primi furtarelli. Tutto ciò non può e non deve sorprendere. L'essere umano, durante l'adolescenza, è simile ad una spugna, capace cioè di assimilare tutto quello con cui viene a contatto. Pertanto, l'uomo Gascoigne è lo specchio dei suoi tribolati anni giovanili in cui la morte lo sfiora per la prima volta,ma sarà soltanto un arrivederci.

Gazza è un ragazzino molto forte, deciso, non ha paura di niente. Alla maestra ha già detto che farà il calciatore e diventerà famoso. Così sarà. Viene tesserato dal Newcastle di Colin Suggett (allora tecnico delle giovanili) con il quale condividerà la passione per la bottiglia. Fa gol a raffica e proprio con i Magpies (che effettivamente sono le gazze) si guadagna il soprannome di “Gazza”, forse più per la sua corsa goffa e scomposta che altro. Al St James Park colleziona 107 presenze e 25 gol (sarà addirittura eletto giovane dell'anno nella stagione 1987/1988) attirando l'attenzione di Sir Alex Ferguson. Lo scozzese lo vuole (sarà uno dei pochi rimpianti della sua maestosa carriera), ma Gazza finisce al Tottenham per la cifra record di 2.3 milioni di sterline. Qui incontra il celebre Terry “el Tel” Venables. Con lui l'anatroccolo diventa cigno e inizia il periodo d'oro di Gascoigne: i tifosi lo adorano,gli avversari lo odiano e riuscirà anche a portarsi a casa una FA Cup vinta in finale contro i rivali di sempre dell'Arsenal. Nell'estate del 1990 Paul è praticamente della Lazio, dopo le lacrime per l'eliminazione dal mondiale a vantaggio dei tedeschi, ma un brutto infortunio patito contro il Nottingham Forest fa saltare tutto. Sedici mesi di stop e legamenti del ginocchio destro andati. Ma poco importa. La Lazio può aspettare. Ripasserà l'anno successivo portandosi a casa il 'Roberto Baggio d'Oltremanica'. Approderà sulle rive del Tevere in pompa magna. Il 23 agosto del 1991 l'aeroporto di Fiumicino viene preso d'assalto. C'è bisogno dell'intervento delle forze dell'ordine per sedare i fans più indiavolati. L'arrivo nella capitale è l'inizio della fine per un ragazzo che troverà in Italia terreno fertile per le sue “gascoignate”. Gazza sarebbe potuto essere il più forte calciatore inglese della sua generazione, ma fu spesso una pallida imitazione di sé stesso. Pochi gol (6 in tre anni) e molta voglia di divertirsi. Farà letteralmente ammattire allenatori del calibro di Zoff e Zeman. "Gascoigne, una volta, nonostante io avessi cercato di dissuaderlo, se ne andò dal ritiro la sera del sabato perché era arrivata la sua fidanzata. Il giorno dopo, il giorno della partita, ero a pranzo con una parte del mio staff e me lo vidi piombare completamente nudo al ristorante. Non nudo con gli slip e i calzini: proprio nudo". E Gazza mi disse: "Mister, mi hanno detto che mi voleva e non ho fatto in tempo a vestirmi". "Aveva cambiato idea. Ovviamente non l' ho fatto giocare ma con uno così, a suo modo geniale, come ci si può arrabbiare?" - parole dell'ex portiere della nazionale, allenatore della Lazio di allora.

Per un rutto in diretta nella tribuna Vip dell'Olimpico sarà multato dalla società,ma con il boemo al timone le cose non cambiano. La leggenda narra che una mattina, ore 10, Zeman entri in un bar della capitale e vi trovi Gascoigne, faccia da clown e bicchiere di Gin in mano. Dopo aver dato spettacolo al di qua delle Alpi, il buon gazza decide di tornare in patria per difendere i colori dei Rangers di Glasgow. Vince due campionati, una Scottish Cup ed una Coppa di Lega scozzese da protagonista, instaurando un rapporto di amore-odio con i propri compagni di squadra. Celebre l'episodio dei calzettoni “farciti” di Gattuso, ma anche quello del cartellino rubato all'arbitro Smith con cui il nostro eroe fece finta di ammonire il direttore di gara (rimediando in seguito due turni di squalifica). Dopo un girovagare tra Middlesbrough, Everton e Burnley decide di approdare in Cina, più precisamente a Lanzhou, patria del Gantsu Tianma. “In questi giorni ho mangiato di tutto: teste d'anatra, teste di pollo, zampe di gallina e altre amenità. Secondo me,se continuo con questa dieta finirò per volare”. Successivamente sosituirà George Weah nell'Al Jazira di Abu Dhabi. E poi ancora quarta divisione inglese con i Boston United,ennesimo clamoroso flop. Chiuderà mestamente la sua carriera nel 2004 e da lì in poi il suo football sarà solo la domenica sera con gli amici (tra cui il celebre compagno di bevute Jimmy Cinquepance). Dietro la sua poco felice carriera, scavando oltre il mito, c'è l'uomo. Un uomo tormentato, fragile, dilaniato dai suoi vizi e le sue paure. Paul fu capace di vivere in maniera estrema, goliardica e spensierata; lasciandosi alle spalle tutti i problemi che avevano caratterizzato la sua infanzia. Il calcio fu come una medicina ai mali che la vita poneva sulla sua strada. Ma una volta ritiratosi, l'incantesimo si spezza e Gazza, affetto da alcolismo e disturbi psichici vari, viene ricoverato più volte nel tentativo di tornare ad avere una vita normale. Tuttavia niente sarà più come prima; le sue bravate e la sua incontrollabile spinta verso l'eccesso lo hanno portato all'autodistruzione. Non ci sarà mai più un altro Paul Gascoigne. La sua storia, come quella di tanti campioni maledetti, merita di essere raccontata per la semplice capacità di questi personaggi di mostrare il lato fin troppo easy del pallone. Talento puro,cristallino, alternato a strascichi di bella vita e irrazionalismo estremo. Il punto di incontro tra follia e sfera di cuoio crea un conflitto generazionale che solo pochi sono in grado di combattere. God Save The Queen, God Save Gazza Gascoigne!