Nell'equilibrio della A, un ospite inatteso. Il Sassuolo si conferma, alla tornata numero 12, sorpresa di stagione. Quinta posizione, due punti avanti al Milan, tre dietro al Napoli, che chiude il gruppetto di testa. A un passo dalla vetta, con un calcio propositivo. Eusebio Di Francesco è personaggio che piace, perché propone un gioco d'offesa, privo di alcun reverenziale timore. Due sole battute d'arresto, entrambe fuoi casa. Sconfitta al Castellani di Empoli e a San Siro, con il Milan, 6 vittorie e 4 pareggi nelle restanti uscite.
Al momento, il futuro si chiama Sassuolo, in attesa del richiamo di piazze più nobili. Il tecnico ostenta sicurezza, l'avvento, possibile, di una realtà ingombrante non spaventa l'ex centrocampista della Roma.
"Se uno non ci prova, non lo sa. Quando arrivai qui, mi chiesero: 'Si sente all’altezza del Sassuolo?'. Tutto è relativo. Berlusconi mi ha parlato per un minuto negli spogliatoi di San Siro, ma non mi ha offerto il Milan. Dalla Roma non ho sentito nessuno".
I concetti di campo sono chiari. Il Sassuolo deve imporre un'idea di gioco, senza scoprire il fianco all'avversario di turno. Un undici camaleontico, in grado di attaccare a pieno organico e di ripiegare con costrutto. Qui emerge l'importanza degli esterni d'attacco, chiamati a un doppio lavoro: frecce in fase offensiva, difensori aggiunti nei momenti di maggior sofferenza.
"Palla, organizzazione e corsa, in ordine di importanza. Il mio sistema è il 4-3-3 che però in non possesso diventa 4-5-1. Trent’anni dopo restano validi i precetti del grande Sacchi: corti e intensi. Zeman è il mio maestro. In un certo senso gli devo la carriera. Quando venni esonerato dal Lecce, mi disse: 'Quando tu saprai quello che vuoi, diventerai allenatore'. Rimasi interdetto, ci rimuginai sopra e capii: voleva dire che dovevo credere di più nei miei convincimenti. A Lecce qualche volta avevo abbandonato il 4-4-3 per passare al 4-2-3-1. Da quel giorno ho lavorato per perfezionare al massimo il 4-3-3".
Proprio in fase difensiva, emerge la differenza tra Di Francesco e Zeman, mentore dell'attuale guida del Sassuolo. Di Francesco pone l'attenzione sull'atteggiamento dei suoi, non sempre si può aggredire senza riguardo, in determinate situazioni occorre accettare una gara di sacrificio.
"Per Zdenek gli avversari vanno aggrediti sempre, comunque e ovunque. Io ritengo che in dati momenti non si debba cercare di rubare palla agli avversari. Qua sta la differenza".
In chiusura, un ricordo negativo. La memoria corre al 2011, Lecce e Milan in campo, con i giallorossi padroni della scena per una frazione di gioco.Dopo l'intervallo, ribaltone e gioia rossonera, Di Francesco ammette l'errata gestione della partita nell'occasione.
"Ottobre 2011, Lecce-Milan. Primo tempo 3-0 per noi, finale 4-3 per loro. Andai a casa, chiusi il telefono e rimasi fino a notte a guardare il soffitto con gli occhi sbarrati. Sbagliai io, all’intervallo. Dissi di stare accorti, che il Milan avrebbe potuto farcene quattro. Demotivai e sminuii i ragazzi, portai sfortuna. Da allora sto zitto, in frangenti simili".
Dopo la sosta, per il Sassuolo temibile trasferta in Liguria. Di Francesco fa visita al collega Gasperini, tagliando d'alta classifica.