L'Europa accoglie la Fiorentina, restituisce alla squadra di Sousa una posizione più consona alla qualità del gruppo. Vittoria esterna, vendetta consumata ai danni del Lech e seconda posizione alle spalle del Basilea - corsaro in Portogallo - nel Gruppo I. A due tornate dal termine, l'undici viola si gioca passaggio del turno e primato, se non da una posizione di forza, comunque alla pari con le rivali.

Una Fiorentina diversa, posta di fronte alle difficoltà di Coppa, brava a sbrogliare un labirinto complicato. Sousa mischia le carte, non snatura la sua idea originaria, ma inserisce su una base collaudata alcune novità. Riposa Borja Valero, gioca Suarez, Rossi scalza Kalinic. Il Lech non deve vincere e qui è racchiusa la massima forza della formazione polacca. Barricate e strappi decisi, in realtà pochi per un'ora circa. 

Svestire i panni della bella di A per indossare i rudi vestiti d'Europa, combattere nel fango di pochi metri, in attesa della soluzione. La Fiorentina deve pazientare parecchio, in attesa di una scintilla. Soffre il timido Bernardeschi, sovrastato da un ruolo ingombrante, esterno di fascia senza protezione alle spalle, non ingrana l'impacciato Suarez. 

In questa situazioni, è la giocata di un singolo a spezzare l'equilibrio. La parabola con cui Ilicic, dal piazzato, piega Buric è bellezza allo stato puro. Il taglio impresso indirizza la sfera all'angolo all'alto. 0-1. 

Non basta, perché l'ordine di Urban resta il medesimo. Anche sotto nel punteggio, il Lech non abbandona l'atteggiamento conservativo. Sousa mischia le carte, in vantaggio, sfrutta la fisicità di Kalinic, ma è nella tonnara della gara che esce il coniglio che allontana la paura. Nella selva di mezzo, la Fiorentina riesce a giocare la palla, Mati imbecca Ilicic in verticale, la difesa si apre e Josip, leggero, con un tocco sotto, deposita in rete. Vale il raddoppio, vale il successo. Prima, qualche avvisaglia dalle parti di Sepe, richiami a una Fiorentina sedata. 

Il triplice fischio tranquillizza l'elettrico Sousa, l'Europa sorride ai viola. A Poznan, tre punti e un monito, non c'è spazio per errori e timori quando si gioca a questo livello. I campioni decidono singole partite, ma solo la squadra può incidere sul destino in una competizione lunga e faticosa.