E’ vero, l’avversario non era dei più temibili. Quello che ha ospitato la Fiorentina nella giornata di mercoledì è infatti un Verona che già sarebbe stato probabilmente in difficoltà a pieno organico, ma ancora di più lo è stato a fronte delle pesanti assenze: erano infatti bloccati in infermieria Halfredsson, Viviani, Toni e Pazzini, solo per citare i titolari.
Tuttavia, gli uomini di Paulo Sousa hanno liquidato i gialloblù con un secco 2-0, frutto della sciagurata autorete di Marquez (addirittura di tacco) e del gol di Kalinic assistito da Rossi, nella seconda frazione. Tre punti e porta inviolata che danno fiducia ai viola, reduci da tre sconfitte consecutive tra campionato ed Europa League, tutte per due a uno.
La prima, datata 18 ottobre, è stata patita sul campo del Napoli, in un match agguerrito e spettacolare, con la Fiorentina capace di rimontare la prima rete di Insigne grazie al solito Kalinic salvo poi cadere a quindici dalla fine per mano della premiata ditta Mertens-Higuain. Una settimana fa, invece, al Franchi di Firenze è arrivato il Lech Poznan, capace di strappare i tre punti con le reti del diciottenne Kownacki e di Gajos, solo parzialmente stemperati dal gol di Pepito Rossi a tempo scaduto. Di nuovo campionato, di nuovo Franchi e di nuovo 1-2, stavolta per mano della Roma di Garcia, capace di sfruttare le disattenzioni difensive dei viola nel primo tempo (Salah, Gervinho) ma costretta poi a subire l’assedio della Fiorentina nei secondi quarantacinque minuti. Babacar trova la via del gol ma è troppo tardi, e dopo pochi secondi arriva il triplice fischio.

Nonostante zero punti rimediati in tre uscite, nessuno però si è allarmato in quel dell’Artemio Franchi. Paulo Sousa ha sempre dichiarato di essere felice del gioco della squadra, che a suo parere avrebbe meritato di più in tutte le tre partite, in cui ha sempre tenuto standard qualitativi molto alti. Tutte le statistiche sono cresciute esponenzialmente: dal possesso palla (al 53% contro il Napoli, al 64% contro il Lech ed al 68% contro la Roma) ai tiri tentati (10, 18 e 21), con una media di 4,3 tiri in porta a partita. La Viola si è sempre distinta per il bel gioco palla a terra, con il professore Borja Valero a dirigere il centrocampo, Badelj e Vecino a dare sostanza in mezzo e Kalinic come tormento delle difese avversarie. In tutti gli scontri la vittoria è sembrata a portata, ma è sempre sfumata per episodi sfavorevoli o eccesso errori difensivi. Nota dolente è infatti la difesa, spesso disattenta, specialmente nelle occasioni sviluppate in rapidità.

Mercoledì sono arrivati i tre punti, ma il gioco è sembrato quasi in involuzione. Un possesso palla comunque massiccio (63%) ha fruttato solo nove tiri, dei quali solo due hanno colpito lo specchio della porta.  In generale, la Fiorentina non ha mai alzato il ritmo, tenendo sotto controllo l’acceleratore e pensando continuamente ad addormentare la partita proteggendo il risultato. Nonostante i pochi rischi corsi (nessuna conclusione arrivata dalle parti di Tatarusanu), i toscani sono sembrati sottotono e sottoritmo, graziati da un Verona davvero troppo brutto per essere vero. Insomma, il minimo indispensabile per portare a casa una vittoria che fornisce tre punti di vitale importanza per risalire in classifica e continuare a tenere la scia della Roma, distante solo tre punti.

Il prossimo test per i ragazzi di Sousa si chiama Frosinone, che arriverà a Firenze domenica per il lunch game delle 12.30. I laziali sono reduci da due vittorie nelle ultime tre, con l’importantissimo trionfo (2-1) nella sfida salvezza col Carpi di ieri sera.
Soddimo (che sarà in tribuna, squalificato) e compagni potrebbero rappresentare l’occasione giusta per la Fiorentina, che deve tornare a vincere convincendo ed incantando come tanto bene è riuscita a fare fino a meno di due settimane fa.