Cinque squilli, uno più sonoro dell'altro, ad annunciare l'arrivo dell'inverno. Da buoni orsi che si apprestano ad andare in letargo, Roma e Napoli mettono il fieno in cascina che potrebbe permettere loro, alla lunga, di continuare a guardare tutti dall'alto verso il basso. La continuità è la virtù dei forti, soprattutto per quelli che guardano a maggio con l'ambizione di portare a casa il trofeo tanto ambito, che con ogni probabilità dopo l'ennesima caduta resterà orfano dei padroni degli ultimi quattro anni.
La caduta della Juventus ed il conseguente ritiro ordinato dalla dirigenza juventina è forse la prova ultima, assieme agli undici punti di distacco che i bianconeri di Allegri hanno dalla capolista giallorossa, che quest'anno probabilmente, a meno di una clamorosa impresa sportiva, il titolo sarà cosa per altri. Troppi i fattori che dovrebbero concorrere per permettere ai quattro volte campioni d'Italia di rimontare, troppe le squadre che all'unisono dovrebbero cedere il passo ripetutamente. A giocarselo, almeno per il momento, ci sono quattro, forse cinque squadre, di diversa struttura e composizione, una sola delle quali costruita probabilmente per arrivare fino in fondo: la Roma.
Il secondo turno infrasettimanale si presentava, alla vigilia, come un turno agevole alle squadre (delle cinque presenti nei primi due posti) che giocavano tra le mura amiche: Roma e Napoli affrontavano, dopo aver rispettivamente battuto la Fiorentina, Udinese e Palermo, ostacoli superati con relativa tranquillità. Turnover solo in parte per Garcia e Sarri, che hanno entrambi collezionato la quinta affermazione consecutiva, seppur di diversa fattura. Mentre la squadra partenopea ha messo in mostra, con scioccante continuità e presunzione, un gioco ben preciso, la Roma, nell'arco di queste gare, ha sfruttato a fasi alterne le folate offensive delle frecce d'attacco, oltre ai gol ed alla vena balistica oltremodo ficcante del bosniaco Pjanic. Due modi diversi di ottenere lo stesso risultato.
Compito ostico avevano Fiorentina, Inter e Lazio, tre squadre che arrivavano alle rispettive sfide in cerca di riscatto. La viola di Sousa, reduce dalle battute d'arresto contro le due squadre sopra citate, aveva necessità di ritrovare brillantezza di idee e concretezza sotto porta in quel di Verona. Obiettivo centrato in parte, con la fortuna che ha assistito i gigliati in occasione del vantaggio, ma che ha legittimato una presenza ingombrante sul terreno di gioco scaligero contro la derelitta Hellas. L'Inter, impegnata sul campo del Bologna di Rossi, cercava un successo che mancava oramai da troppo tempo: la truppa di Mancini non ha convinto affatto sotto il piano del gioco, ma è riuscita, in un modo oppure in un altro, a sbloccare la gara sfruttando al meglio gli errori avversari (Ferrari) e difendere il vantaggio con la spada tra i denti. Vincere tutte le gare per 1-0 potrà anche essere sinonimo di fortuna e casualità, ma anche di cinismo e concretezza, armi da non sottovalutare per la lotta al vertice.
L'unica squadra che non ha confermato il secondo posto è la Lazio di Stefano Pioli, fragile ed incostante quando si tratta di giocare lontano dall'Olimpico. Dopo la sconfitta di Reggio Emilia, contro il Sassuolo, sembrava che l'Europa League e la prepotente affermazione contro il Torino avessero dato nuova linfa ai biancocelesti, che però sono crollati sotto i colpi del diluvio bergamasco e dell'Atalanta di Reja, avversario che si conferma sempre più velenoso tra le mura amiche.
Insomma, dopo aver scollinato oltre il quarto del campionato, la situazione parla abbastanza chiaro: Roma 23, Napoli, Fiorentina ed Inter 21, Lazio subito dietro. Le prossime tre giornate potrebbero definire le gerarchie del campionato o rimescolare ancor di più le carte: Inter-Roma e Roma-Lazio le sfide clou, con Napoli e Fiorentina che proveranno ad approfittare di eventuali passi false delle dirette rivali e di un calendario favorevole per allungare.