18 punti, secondo posto in classifica. La Lazio c'è, non ha paura di cadere ma voglia di volare. Come l'aquila Olimpia, che prima di ogni partita volteggia sopra il prato dell'Olimpico, tanto fiera quanto mister Pioli, che definisce la vittoria sul Toro "la migliore della sua gestione", tanto elegante quanto le giocate di Milinkovic - migliore in campo - e come i gol di Felipe Anderson, che quando vede Toro segna doppietta. Proprio lui, Felipe, 3 gol in campionato, ma più di tutto una condizione ritrovata, che migliora partita dopo partita. Pioli, che era tentato di sostituirlo per la sua tendenza a nascondersi troppo spesso dal gioco, ha capito che non può farne a meno, perché basta una piccola miccia per infiammare il suo talento, che spacca le partite; l'ha tenuto dentro e Felipe l'ha ripagato con due gol. La Lazio di qualità ne ha tanta da aggiungere a quella del brasiliano, sta imparando a scoprire, su tutti, Sergej Milinkovic-Savic. Il serbo ha giocato un'altra partita ad alto livello: a centrocampo padroneggia su tutti i palloni, partecipa ad ogni azione, colpisce di testa, di tacco, contrasta e dribbla con forza fisica, sta diventando un titolare inamovibile. Davanti Pioli ha un parco giocatori davvero invidiabile. Aspettando il rientro di Parolo e di Keita, la messa a punto di Klose e la miglior condizione fisica di Biglia, il centrocampo e l'attacco saranno completi e pienamente funzionanti. Poi Klose avrà più ricambi rispetto allo scorso anno, Matri e il rientrante Djordjevic saranno fondamentali nell'arco di un'intera stagione, tra l'Europa League, la Coppa Italia e il campionato. Pioli può scegliere, gestire: Atalanta, Milan, Rosenborg e Roma è il filotto di partite che attende la Lazio, cominciando da mercoledì. Si fa sul serio, ripartendo dall'ottima prestazione dell'Olimpico. 

Ieri la Lazio, esclusa la prima mezz'ora di studio, non ha solo dominato il Torino col centrocampo e con l'attacco, ma ha anche difeso con ordine e compattezza: una rarità, visti gli ultimi precedenti. Gentiletti anticipa, imposta e in coppia con un Mauricio più preciso e meno irruento, annulla Quagliarella, Belotti prima, Maxi Lopez poi. Pioli sarà più soddisfatto di questo lato della vittoria, arrivata senza soffrire dietro. Il rientro dell'imprescindibile De Vrij - in giro per l'Europa per vari consulti medici - è atteso con ansia, la Lazio ha bisogno di lui. Altrettanti fondamentali, si è visto ieri, sono i terzini. Per il gioco della Lazio, questi non si limitano a coprire in difesa ma accompagnano spesso la manovra offensiva, creando spazi per le ali (ieri Candreva e Anderson). Basta, uno dei migliori interpreti della Serie A in questo ruolo, garantisce puntualità difensiva ed una costante spinta sulla fascia; Lulic, ritornato alle origini da terzino, ha trovato la sua posizione ideale. Un rischio con questo atteggiamento c'è, si chiama equilibrio. I terzini, a volte, esagerano nell'affondare sull'acceleratore, lasciando spazi per le ripartenza avversarie. Ecco perché in trasferta la Lazio fatica di più: essendo sollecitata più difensivamente, troppe volte si fa trovare scoperta e impreparata. I terzini, quindi, tanto quanto sono la forza di questa Lazio, sono il peso, nella bilancia difensiva, che se smisurato non garantisce equilibrio alla squadra. 

I biancocelesti hanno dimostrato col Torino che se riescono a palleggiare a centrocampo, a correre con fluidità sulle fasce, a tenere compatta la linea difensiva, hanno pochi rivali in campionato. Un pugile, chiamato Lazio, che ha incassato le botte d'inizio round, si è rialzato con personalità e più forte di prima.