Durante la pausa per le Nazionali qualcuno ha cominciato ad insinuare il dubbio che fra i problemi del Milan ci fosse anche Carlos Bacca. L'uomo da 30 milioni, il piano B rispetto a Jackson Martinez. L'ennesimo ripiego di un Milan che non sa più puntare al massimo, ma solo accontentarsi.
I gol che mancavano da un mese circa, una certa involuzione a livello di prestazioni ed ecco bello che servito il titolo: "Bacca, un problema per il Milan". A conferma di questo il fatto che contro il Torino di Ventura all'Olimpico il titolare sarebbe stato Luiz Adriano e non l'ex Siviglia che si sarebbe accomodato in panchina. Si sa nel calcio, soprattutto, i giudizi sono volubili e volatili, restano validi il tempo di una partita, di una giocata, di un episodio, prima di essere del tutto stravolti e capovolti, in un ottovolante di parole buono solo a confondere le idee. Bacca è un grande attaccante. Punto. Non possono essere tre o quattro partite senza segnare a cambiare quello che racconta l'intera carriera di questo ragazzo. Ieri sera l'ennesima conferma. Gente come lui va servita dentro l'area di rigore, non fatta giocare di spalle, di sponda. Quelli come lui devono chiuderla un'azione e non crearla. Ieri Bacca ha chiuso una delle rare azioni con un senso logico del Milan alla sua maniera. Stop e tiro. Uno, due, bum, in ginocchio e braccia alzate a ringraziare lassù in alto.
Quello che per alcuni è un problema del Milan a livello statistico è sui livelli di Siviglia. Uno all'Empoli, due al Palermo, uno al Torino, il primo in trasferta, quattro gol in otto partite che hanno portato solo punti al Milan di Mihajlovic. Già non sono molti, quindi in qualche modo i gol di Bacca valgono ancora di più. La panchina di ieri è figlia della stanchezza per il volo di ritorno dalla Colombia e delle assenze. C'era solo lui a fianco di Mihajlovic come opzione offensiva per cambiare le cose in caso di necessità. Gli sono bastati otto minuti e il primo pallone toccato in area di rigore.