Non c'è due senza tre. E' quello che si auspica l'Italia Under 21 allenata da Luigi Di Biagio, che dopo il doppio successo contro la Slovenia, in casa e fuori, si appresta domani a scendere in campo contro la Repubblica d’Irlanda. E' una Nazionale rinnovata negli interpreti, che ha mantenuto l'ossatura della precedente nidiata di talenti e che, attorno a Rugani, Romagnoli, Benassi e Berardi, ha costruito la nuova Italia. Uno dei capisaldi di questa squadra, è ovviamente Danilo Cataldi, che alla vigilia della sfida ha parlato ai microfoni di Vivo Azzurro per presentare la sfida.
Si parte dall'ambiente che ha accolto gli azzurrini in quel di Vicenza, con l'Italia che si è allenata a porte aperte: "L’accoglienza è stata straordinaria da parte di tutti: mamme, papà e bambini. E’ stato un bell’allenamento, i tifosi hanno mostrato grande attaccamento alla Nazionale e a noi giovani: tutto molto bello, anche a vedersi, dato che persino nei club sono rari gli allenamenti davanti a 1500 persone".
Dall'accoglienza all'apporto dei tifosi durante il match. Cataldi spiega così come reagisce all'incitamento dei propri beniamini: "Cerco di prendere tutto ciò che di positivo c’è nel loro supporto. Noi calciatori non giochiamo solo per noi stessi o per la maglia: giochiamo anche, e soprattutto, per le famiglie, i bambini e tutti i tifosi che spendono soldi in treni e biglietti per venire a seguirci, in casa e in trasferta".
Sulla gara di domani, il centrocampista della Lazio non si sbottona eccessivamente, definendola così: "Una partita tosta, non facile, sulla falsa riga della gara con la Slovenia. Gli irlandesi sono giocatori di qualità e quantità, ma noi siamo pronti e speriamo di continuare a fare bene come abbiamo iniziato".
Dall'aspetto generale, successivamente, si torna a parlare del Cataldi ragazzo, di come si è avvicinato al calcio e di come si descriverebbe con pregi e difetti: "I miei genitori mi hanno regalato il primo pallone a circa un anno e mezzo. Poi, siccome intorno ai cinque anni ho rotto qualche quadro in casa a pallonate, hanno deciso di mandarmi a scuola calcio. Un difetto è che forse talvolta dovrei essere più rabbioso in campo. Sono troppo tranquillo, il ché è un bene per certi versi e un male per altri. Come pregio direi la volontà di migliorarmi ogni giorno individualmente e al servizio della squadra". Sugli idoli di gioventù: "Quando ero piccolo in Serie A giocavano grandissimi calciatori come Baggio e Zidane, elegante in campo come nessuno. Adesso mi piace molto Marchisio, perché è uno dei pochi che riesce a ricoprire ogni ruolo del centrocampo con ottimi risultati. A lui ruberei la duttilità e la costanza di rendimento".
Infine Cataldi analizza uno dei problemi più annosi del calcio italiano. In un contesto storico come quello attuale, è sempre più difficile vedere giocatori di vent'anni titolari in suqadre che lottano per il vertice in Serie A. Un'inversione di tendenza che l'ex Crotone spiega così: "La Lazio ha intrapreso con me un equilibrato percorso di crescita. Dopo essere uscito dalla squadra Primavera, si è deciso di farmi fare esperienza nella serie cadetta, in un club come il Crotone, dove i giovani hanno sempre fatto bene. Poi sono tornato a Roma per il grande salto, che non è stato semplice. Ma grazie all’aiuto dei compagni sono riuscito ad adattarmi anche alla nuova categoria".