Il suono della sirena indica la chiusura della sessione estiva del mercato, lo stop alle trattative che rimanda i verdetti sul campo dopo mesi di superflue considerazioni. Aspettando di entrare nel vivo del campionato, è tempo di bilanci e valutazioni. La Juventus, ereditando sulle spalle la splendida stagione passata, è, inevitabilmente, la squadra sotto la lente d'ingrandimento e, in seguito alle prime due pessime uscite stagionali, anche nel pieno dell'occhio del ciclone per il suo operato.

Partiamo da una premessa fondamentale: ogni ciclo ha un inizio e una fine e il gruppo che l'anno scorso ha sfiorato uno storico triplete era giunto al suo naturale epilogo. Giusto riformare la squadra, dando nuovi stimoli ad un gruppo saturo di vittorie e garantendo longevità di successi anche nel futuro prossimo. La prima parte di mercato bianconera è propompente ed efficace. Rinunciare in un colpo solo a Pirlo, seppur a fine carriera, e Tevez, per volontà degli stessi giocatori, richiedeva un'oculata gestione delle finanze. Così è stato, decidendo di puntare su un mix di gioventù estremamente talentuosa e personalità di esperienza internazionale. Con il fondo destinato al mercato e i lauti premi di una stagione trionfale la Juventus ha investito poco più di 80 mln per gli acquisti di Dybala (32 mln + bonus per un giocatore dal futuro glorioso assicurato che ha già dimostrato di poter fare la differenza nel nostro campionato), Mandzukic (18 mln per uno dei protagonisti del triplete del Bayern all'era di Heynckes), Khedira (una perfetta occasione a parametro zero), i riscatti di Pereyra e Zaza e con la fine del prestito di Daniele Rugani (futuro centrale bianconero). Acquisti mirati, le cui uniche perplessità convergono sulle condizioni fisiche del centrocampista tedesco (solo 293' in Liga l'anno passato), ma le cui qualità sono indubbie, e sui 18 mln spesi per Zaza, attaccante della Nazionale che però ha ancora parecchio da dimostrare a livello di continuità di rendimento.

Con un prologo del genere, ci si aspetta i botti ad effetto nel prosieguo del mercato. Si fissano i due prossimi obiettivi: un terzino sinistro e il trequartista in grado di perfezionare il già collaudato e vincente 4-3-1-2 di Allegri. Per quest'ultimo si fanno nomi importanti: Oscar, Isco, Gotze e Draxler, che in termini di ingaggio e di disponibilità alla cessione da parte del club sembra il più abbordabile, nonostante le cospicue richieste dello Schalke. La Juventus però ha bisogno di vendere e l'offerta di 40 mln del Bayern per Vidal viene considerata equa per un giocatore in calo di rendimento e di motivazione e le cui bravate fuori dal campo cominciano a diventare un impiccio per la società bianconera, magistralmente abile nell'occultarle. I soldi vengono reinvestiti per Alex Sandro, talentuoso esterno mancino del Porto già affermato a livello internazionale, le cui prestazioni sportive vengono vendute a caro prezzo dall'esigente bottega portoghese. La Juve prende forma e l'unica casella mancante rimane quella del trequartista, sebbene l'infortunio di Khedira evidenzi la necessità di assicurarsi un altro centrocampista, magari con le caratteristiche di metronomo garantite dal solo Marchisio sulla mediana.

Il rebus sulla trequarti diventa però un cruccio, fino a trasformarsi in una clamorosa débacle. Lo Schalke continua a sparare alto per Draxler, identikit perfetto per colmare il vuoto, e l'errore di Marotta e Paratici è quello di prolungare a lungo la trattativa e di non trovare una valida alternativa in caso di fallimento. Le ultime settimane di mercato sono caratterizzate da un evidente stato confusionario. L'ad bianconero coglie l'occasione e porta a Torino con la formula del prestito Juan Cuadrado, esterno d'attacco dalle indiscusse qualità tecniche ma che stona con le richieste di Allegri e con le esigenze di modulo. A difesa di Marotta c'è da considerare il fatto che la Juve (per parola dei suoi dirigenti) mira ad un giocatore di qualità internazionale in grado di garantire il salto di qualità. Non facile, quindi, reperire nel mercato internazionale un profilo di questo calibro disponibile ad essere ceduto. Il colombiano rischia di diventare un profetico cattivo presagio sull'affare trequartista, ma i continui contatti tra Marotta e lo Schalke fanno di Cuadrado un'alternativa tattica preziosissima. Intanto va via anche Llorente, clamorosamente a parametro zero dopo alcune perplessità per Zaza, praticamente già bocciato dal tecnico. Fino a sabato sera, però, la Juve è ad un passo da Draxler (forte anche delle super plusvalenza ottenuta con la cessione in prestito di Coman) ed è pronta a mettere il sigillo su un mercato praticamente perfetto, seppur con la mancanza di un regista alternativo a Marchisio. Poi, succede l'inaspettabile.

La trattativa col tedesco salta illogicamente, palesando poca serietà da parte del giocatore e della società. I bianconeri sono al palo perchè non hanno un'alternativa a Draxler e in poche ore devono reimbastire una trattativa per un ruolo fondamentale. Saltano le logiche e tra i tanti nomi che emergono si chiude per Lamina dall'OM (altro giocatore più di quantità che non di qualità) ed Hernanes, non certo il trequartista che i tifosi bianconeri sognavano, non certo il giocatore in grado di far fare il salto di qualità. Un "Profeta" che riporta un po' di qualità in mezzo ma che porta con sè una continuità di rendimento precaria e uno scarso appeal internazionale. Le ultime ore di mercato smontano una macchina che nella mente dei progettisti era pronta a sfrecciare già nell'immediato, in Italia come in Europa. La Juve, invece, si ritrova ora con un centrocampo depotenziato, un'idea tattica ancora incerta e una personalità e idee di gioco tutte da ricostruire. Niente catastrofismi, sia chiaro. I campioni d'Italia in carica rimangono la squadra da battere ma i divari si sono assotigliati. Un mercato da 9, chiuso alla fine con un 7 in pagella. Al campo, ora, l'estrema sentenza.