Giampaolo Pazzini riparte da Verona, sceglie la tranquilla realtà scaligera per restituire prestigio a una carriera offuscata dalla parentesi in rossonero. Un passo indietro, per ritrovare continuità e campo, per sentire nuovamente il "profumo" della partita. Attaccante di razza, col fiuto del gol, disposto al sacrificio, in grado di aiutare i compagni, senza mai alzare la voce. Un professionista. Pazzini lascia il diavolo in silenzio, con riserbo, dopo tanta panchina, all'ombra di talenti sbandierati ai quattro venti, spesso inclini a lune disparate, e torna in provincia, alla periferia del grande calcio, per sentirsi nuovamente protagonista. 

Pazzini e Toni, esperienza in dosi industriali per inseguire una salvezza tranquilla. Il Verona conferma il percorso degli ultimi anni, almeno a livello di mercato. L'usato sicuro, quando la lotta è nei bassifondi, può risultare decisivo. Fallito l'esperimento Saviola, ora la "scommessa" Pazzini. Oltre cento reti in Serie A, garanzia di successo. 

Il dubbio principale riguarda la coesistenza con Luca Toni, artefice di un altro miracolo la scorsa stagione. Interrogativi scongiurati dall'intelligenza dei due, già vicini a Firenze. Pazzini può affiancarsi a Toni o in alternativa sostituire il gigante di Mandorlini, costretto a render conto alla carta d'identità. 

Il Verona chiude così un colpo non semplice, precedendo Galatasaray e Sampdoria. A spingere Pazzini in gialloblù la proposta di Setti. Cinque anni di contratto, un matrimonio a vita, l'ultima sfida del Pazzo. 1 milione a stagione fino al 2020. Pazzini scatta e sgomita, è ora di scendere in campo.