Zlatan Ibrahimovic. Un nome magico, che i media invocano sapientemente per scatenare dibattiti, suscitare emozioni e riesumare ricordi. Negli ultimi tempi, questo suono balcanico ha percorso il mondo del mercato come i freddi venti che percorrono le zone dell'est Europa, quelle di cui sono originari i suoi genitori. Aldilà della veridicità, più o meno discutibile, delle prime pagine dedicate al fenomeno di Malmo, che è da provare in altre sedi, cosa comporterebbe la presenza di Zlatan Ibrahimovic nel prossimo campionato di Serie A?
Ibra nasce il 3 ottobre del 1981, e dopo poche giornate di campionato, festeggerebbe le trentaquattro primavere: una delle critiche mosse dalla maggior parte dei detrattori del centravanti è l'età, con la conseguente perdita di efficacia sul campo. In una Serie A in cui Luca Toni, trentottenne con il passato da campione, riesce ancora a segnare valanghe di reti e a decidere le partite, Zlatan sarebbe in grado di vincere un campionato da solo, come ha sempre fatto in Italia e all'Estero. In più, il Toni decisivo, seppure all'interno di un contesto privo di eccessive pressioni come quello scaligero, è tornato in Italia dopo un'esperienza in Medio Oriente passando per Firenze con addosso l'etichetta del giocatore finito: Zlatan invece ha sempre giocato ai propri livelli disumani, continuando a fare razzia di trofei con la maglia del PSG. Nella mediocrità generale della Serie A degli ultimi anni, lo svedese troverebbe terreno fertile per tornare a essere il re indiscusso di questo campionato.
Inoltre, comprare Zlatan Ibrahimovic per una squadra significa porre Zlatan Ibrahimovic al centro di una squadra, perchè dalla sua enorme presenza calcistica si può ottenere il massimo con una fase offensiva basata esclusivamente a metterlo in condizione di giocare e decidere i match. Nell'anno dell'ultimo scudetto del Milan, Ibra, protagonista indiscusso, ha creato più volte spazi per gli inserimenti di Nocerino e Boateng, due giocatori mai decisivi quanto in quella stagione: Zlatan sa creare svariate situazioni pericolose, che sia un colpo di genio concesso dalle sue doti balistiche ineguagliabili, o un semplice gol da vero attaccante.
Ibra è unico nel proprio genere: un metro e novantacinque di strapotere tecnico e fisico, un binomio praticamente introvabile in Europa, l'ideale per squadre che vogliono cercare piazzamenti alti in tempi brevissimi. Oggi come oggi, le squadre che secondo i media hanno Zlatan nel mirino non hanno un reparto offensivo adatto per accogliere lo svedese: in primis l'Inter, che ha trovato in Mauro Icardi una giovane punta glaciale sotto porta, un vero centravanti che rischerebbe di pestare tatticamente i piedi a Ibra. In Milan, invece, ha acquistato a caro prezzo uno dei centravanti più in rampa di lancio del calcio europeo, Carlos Bacca, un attaccante che a Siviglia ha fatto sfracelli con una squadra impostata sulle sue caratteristiche da prima punta che attacca la profondità. Vista la sua mobilità, potrebbe sacrificarsi al fianco di Ibra, ma perderebbe il posto l'altro acquisto del mercato rossonero, la punta Luiz Adriano.
La logica ci impone di essere scettici su un eventuale ritorno di Ibra in Italia, perchè le condizioni di mercato sembrano piuttosto complicate per favorirne l'arrivo, ma, nel caso il calciomercato, sull'onda del proprio carattere mutevole e incostante, portasse Zlatan in Serie A, sarebbe fortunato il suo nuovo club. Un club nel segno di Zlatan.