27 maggio 1990 - 22 giugno 2015. Venticinque anni e 26 giorni in cui è successo di tutto. Sono queste le date che segnano l’inizio e la fine del capitolo più entusiasmante della storia ultracentenaria del Parma, il cui ardore è stato spento in un ventilato pomeriggio di un’estate appena sbocciata.
Ore 14: nessuna offerta presentata. Il club è fallito. Cala il sipario. Ma torniamo a quel 27 maggio. Una domenica come tante, tra eventi e fatti di cronaca che si susseguivano mentre il crollo comunista pian piano ridefiniva gli equilibri tra oriente e occidente del pianeta. L'Italia sistemava gli ultimi dettagli in vista del Mondiale, a Tokio un'azienda chimica andava in fiamme uccidendo sette persone, Papa Wojtyla incontrava i giovani di Malta allo stadio nazionale di Ta'Qali.
E al “Tardini” si disputava il derby tra i gialloblu di Scala e la Reggiana. Spettatori presenti: 14.932, impianto esaurito in ogni ordine di posto. A Minotti e compagni serviva un successo per seguire Torino, Pisa e Cagliari nell’Olimpo del calcio nazionale. E vittoria fu. Dopo sei minuti crociati in vantaggio con il “sindaco” Marco Osio, mentre a suggellare il trionfo ci pensò il figlio di Parma Sandro Melli a pochi respiri dal termine. Aprendo, di fatto, i festeggiamenti iniziati in campo, proseguiti sugli spalti e negli spogliatoi e poi sfociati nelle celebrazioni che coinvolsero l’intera città. Con dedica speciale al presidente Ernesto Ceresini, scomparso pochi mesi prima.
La culla della lirica approdava in serie A, pronta a sfidare big come Napoli, Milan, Inter e Juventus. Dopo la promozione, il club diventa proprietà della Parmalat di Calisto Tanzi. E la dimensione dell’universo gialloblu muta radicalmente. Dopo il sesto posto al debutto, nella stagione successiva arriva la prima Coppa Italia conquistata ai danni della Juventus. L'anno dopo il Parma ottiene il primo trofeo europeo: la Coppa delle Coppe, in virtù del 3-1 inflitto all’Anversa nel tempio di Wembley. La Supercoppa Europea, le due Coppe Uefa, la qualificazione alla Champions, le altre due Coppe Italia saranno la naturale conseguenza di campagne di mercato faraoniche e di sorprese partorite dal vivaio: sono gli anni di Bucci, Dino Baggio, Stoičkov, Zola, Asprilla, Buffon, Cannavaro, Thuram, Chiesa e Crespo, solo per citare alcuni dei protagonisti. Terminato il ciclo di Nevio Scala, in panchina si alternano Ancelotti, Malesani, Ulivieri, Passarella e Carmignani, il traghettatore sempre pronto a rispondere presente.
Dopodiché arriva Prandelli, che ottiene un ottimo quinto posto trascinato dalle reti di Mutu e Adriano. E poi accade l’impensabile: crac Parmalat, Tanzi in manette e club affidato a Enrico Bondi. Muta il titolo da AC Parma a FC Parma: si riparte da Silvio Baldini, che dura lo spazio di poche partite. Ancora una volta tocca a Pietro Carmignani. Squadra che bada alla sostanza e che vuole a tutti i costi la salvezza: obiettivo possibile, grazie all’esplosione del talento di Alberto Gilardino. Si arriva al doppio spareggio con il Bologna: l’attaccante di Biella al ritorno gela il “Dall’Ara” e manda all’inferno i rossoblu di Mazzone prima di congedarsi.
Scoppia Calciopoli, si torna in Europa e alla guida della società giunge Tommaso Ghirardi. L’appuntamento con la B, però, è solo rimandato al 18 maggio del 2008: Ibrahimovic trascina l’Inter allo scudetto e condanna il Parma alla cadetteria. Si riparte da Cagni, ma i risultati non arrivano. Tocca a Francesco Guidolin il compito di riportare immediatamente il vessillo crociato tra i rappresentanti del massimo campionato, per poi ottenere un ottavo posto frutto di un calcio pragmatico ma divertente. Seguono i brevi interregni di Marino e Colomba, prima di giungere all’epopea Donadoni culminata nel sesto posto ottenuto poco più di dodici mesi fa. Il campo regala l’Europa League ai ducali, ma fuori dal rettangolo di gioco i conti non quadrano.
Il resto è storia recente, amara e tristemente nota. Il Parma scompare, le imprese del passato e la passione dei tifosi restano. E da qui bisogna ripartire per riconsegnare al calcio italiano un’indiscussa protagonista dell’ultimo quarto di secolo. In attesa di un altro 27 maggio.