E' forse l'allenatore del momento Stefano Pioli, che con la sua Lazio sta stupendo tutti. Partito tra lo scetticismo generale, l'ex tecnico del Chievo ha portato la Lazio al secondo posto, riportato i tifosi allo stadio, riuscendo anche a valorizzare calciatori che sembravano ormai persi: il merito dello straordinario campionato laziale è senza dubbio il suo.
Stefano Pioli è intervenuto ai microfoni di Sport Mediaset, soffermandosi sulla partita che sabato vedrà la Lazio scendere in campo a Torino contro la Juventus: "Dobbiamo rimanere concentrati, siamo soddisfatti, ma non abbiamo ancora ottenuto nulla. Sabato sera vogliamo provare a vincere, se si pensa positivi niente è mai precluso. Affronteremo la partita con la Juventus conoscendo la loro forza, scendendo in campo con umiltà e coraggio per uscire dal campo senza rimpianti. Dobbiamo continuare a lavorare con attenzione. Abbiamo capito da subito le potenzialità di questa squadra, la società ci sta mettendo nelle condizioni ideali per lavorare".
Il paragone con Maestrelli ed Eriksson, due mostri sacri della storia biancoceleste può essere ingombrante, ma non per Pioli: "Chiaramente tutti questi attestati di stima non possono che farmi piacere, ma ancora non abbiamo centrato il nostro obiettivo, mancano troppe partite prima di poter festeggiare". A luglio c'era chi diceva che Pioli fosse buono solo per la salvezza, ma l'ex tecnico del Bologna non cerca rivincite: "Si sbaglia a pensare che siano vincenti solo coloro che vincono. Sono dei vincenti tutti quelli che raggiungo l'obiettivo prefissato ad inizio stagione. Se un allenatore viene chiamato per salvare la squadra e ottiene la salvezza credo sia dello stesso livello degli allenatori che hanno un potenziale diverso e lottano per vincere".
A conferma del grande momento che sta vivendo la Lazio, arriva anche l'attestato di stima del Presidente del Coni, Givanni Malagò: "Faccio i complimenti alla Lazio per avere superato in classifica la Roma: sono cose positive per il nostro campionato. Negli ultimi anni le varie posizioni in classifica si decidevano troppo presto - aggiunge - e questo non è positivo per il mondo del calcio, per chi ci investe, per le televisioni e per chi va allo stadio. Più c'è competitività e più il calcio ne guadagna".