Un ex mai dimenticato. Ovunque ha giocato ha lasciato il segno. Un graffio, una zampata indelebile. Parma, Lazio, Inter, Milan e Genoa non hanno dimenticato le sue prodezze sul terreno di gioco e, ora che si ha dismesso le scarpette con i tacchetti per sedersi in panchina, Valdanito si sente pronto, dopo l'esperienza nel Parma Primavera, ad intraprendere la carriera da allenatore anche in Serie A.
Intervistato da 'Tuttosport', Hernan Crespo inizia la sua intervista consigliando la dirigenza del Milan verso un cambio di marcia: "Non è semplice parlare del suo lavoro in questo momento. Quando la società lo ha scelto, penso che fosse consapevole delle difficoltà che avrebbe potuto incontrare. Adesso sta a loro trovare il modo di cambiare rotta. Quando ti viene proposto il Milan, non puoi dire di no. Adesso la situazione non è delle migliori, però se fossi stato nei suoi panni avrei fatto la stessa scelta".
Un anno di Primavera basta come gavetta per tentare il salto in prima squadra: "Accetterei di guidare il Parma, ma guarderò tutte le occasioni che si potranno presentare. Il mio obiettivo è quello di fare l'allenatore. Per chi ha avuto esperienze nel calcio ad alti livelli, un anno di Primavera basta come palestra, sono pronto. Ritorno al Milan? Mi aveva contattato Seedorf per collaborare con lui. Dopo averci pensato, ho detto di si. Poi Clarence è stato esonerato e non si è fatto nulla. Avrei fatto parte del suo staff come allenatore in seconda".
L'ex centravanti di Milan e Parma si è successivamente soffermato sulle proprie caratteristiche di allenatore: "Non sono mai stato banale come approccio alla professione. Prendo esempio da Ancelotti, ma anche da Mourinho. Sono uno studioso del calcio".
Infine una considerazione sui suoi precedenti rapporti vissuti con le famiglie Moratti e Berlusconi, che hanno fatto la storia del calcio italiano ma ora vanno verso la fine di un ciclo: "Quello che dispiace è che questi imprenditori, che hanno fatto la storia, stanno lasciando. La vita, però, va così. Se si guarda come vanno le cose nelle grandi aziende italiane, tutte hanno delle partecipazioni da parte di investitori stranieri. Ma vanno creati nuovi sistemi di introiti per i club, come stadi nuovi e servizi efficienti che riportino la gente allo stadio. La Juve dimostra che con questi introiti si possono creare squadre competitive".