Festa grande al MetLife Stadium, ed in tutto il New Jersey per l'arrivo dei Campioni dell'Argentina. Messi e compagni erano attesi, come recitava il poster che sponsorizzava l'evento, con la Pulce in primo piano, dal temibile Ecuador. Niente di tutto questo: il vero spettacolo l'ha dato la neve, che in un insolito fine marzo ha fatto da sfondo perfetto ad una gara che non ha visto l'attore principale scendere in campo e partecipare all'evento.
Messi risente ancora dei postumi delle botte ricevute nel Clasico e, a detta dei medici della Nazionale (forse anche per evitare ulteriori casi e polemiche), non riesce nemmeno ad infilare gli scarpini e resta a guardare dalla panchina assieme ai compagni Higuain, Lavezzi e Tevez.
Gara a senso unico fin dalle prime battute, con il 3-5-2 del Tata Martino che sembra più equilibrato e fruttifero del previsto: Mascherano è il metronomo ed uomo barometro della squadra. Tutte le azioni passano da lui e ogni azione dei canarini ecuadoregni si fermano dove aziona lui. All'ottavo è già vantaggio Albiceleste: dopo una spizzata di Pastore, Aguero appoggia facilmente in rete. Di Maria e Rojo vanno vicini al raddoppio in un paio di occasioni, ma alla lunga, la squadra di Martino s'accontenta nel gestire ritmi e possesso palla. L'Ecuador mette la testa fuori dal guscio, approfittando dell'accademia degli argentini e dopo una splendida azione corale, trovano il pari con Bolanos a metà frazione. La gara cala di ritmo ed intensità da ambo le parti, in attesa dell'intervallo.
La ripresa sembra promettere bene, con i gialli che sembrano più combattivi rispetto alla prima frazione di gioco. Di Maria inventa sulla corsia mancina, Aguero sfiora il raddoppio, mentre dalla parte opposta è Noboa a sfiorare il gol del vantaggio ecuadoregno. Tuttavia, la maggiore classe degli uomini di Martino esce alla distanza e con il calare dell'Ecuador, Pastore mette la prima firma in carriera con la maglia della Nazionale: Biglia, pulito ed essenziale come al solito, appoggia di testa per il trequartista del Paris Saint Germain, che batte Azcona e regala il successo all'Argentina. La difesa traballa anche nella mezz'ora finale, quando si perdono le distanze tra i reparti e la lucidità viene meno: Martino può essere soddisfatto dalle risposte che ha avuto da metà campo in sù, ma dovrà ancora lavorare molto, in vista della Copa America, sul reparto arretrato. La difesa a tre va vista e rivista, soprattutto allenata tanto, perchè i meccanismi e le distanze non si trovano da un giorno all'altro.