Rabbia, polemiche, sviste e accuse. Parole che poco o nulla dovrebbero entrare a far parte di un mondo che si annovera sotto l'effige di Sport, ma che di quest'ultimo oramai ha perso quasi tutti i tratti che lo contraddistinguono. Tuttavia, sono quasi all'ordine del giorno di ogni post partita che si rispetti nel mondo del Calcio in generale, ma in particolar modo in Italia.
L'ultimo polverone, soltanto in ordine cronologico, si è alzato alla fine di Napoli-Atalanta. Un fallo non visto, l'ansia da prestazione che non arriva da troppe giornate, la frustrante rincorsa verso la Champions League che sembra scappare di mano. Il Napoli, società e squadra, che esce dalla sfida del San Paolo di domenica sera è un gruppo ferito nell'animo ed anche nella mente. Un tweet, uno sfogo, forse altro, puerile quanto inutile. Un'accusa, pesante (perchè tale è), al sistema Calcio.
Accusa diretta e precisa: nel mirino del Napoli di De Laurentiis ci sono il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, e l'arbitro di Napoli-Atalanta, Gianpaolo Calvarese (non esente da colpe, sia chiaro, ma questo era lampante anche durante la gara). Gli azzurri, attraverso il cinguettio, accusano senza mezze misure e parlano di campionato falsato.
La risposta delle parti chiamate in causa non s'è fatta attendere e la pausa del campionato non ha fatto altro che gettare ulteriore benzina sul fuoco. Il numero uno della Figc Tavecchio ha risposto ieri, al termine dell'assemblea tra arbitri, lega e rappresentanti delle squadre di A dichiarando: "Ma quale campionato falsato. Credo che il sistema arbitrale italiano sia da difendere e proteggere. Sono persone che lavorano in condizioni difficili e molto complicate perché il campionato adesso si trova ad un punto particolarmente importante sotto l'aspetto agonistico. Non faccio altri commenti, rilevo solo che dopo Calciopoli sono state cambiate le regole sul mondo arbitrale: prima i designatori venivano indicati dal presidente federale, sentito il parere dell'Aia, attualmente invece quest'ultima è un ente autonomo e decide autonomamente il designatore. È singolare quindi che quando c'era l'intervento federale si diceva che creava danni, mentre adesso addirittura si invoca l'intervento federale".
La parola fine sullo spiacevole ed inutile accaduto l'ha messa oggi, forse, l'arbitro Rizzoli. Il fischietto numero uno d'Italia, ha così dichiarato al termine di un convegno sul Fair Play tenutosi quest'oggi a Bologna: "Le critiche sono una cosa estremamente positiva. Devono esserci e sono necessarie. L'importante è che si mantenga il rispetto. Se si va oltre il concetto d rispetto reciproco allora le critiche servono a poco".
La rabbia e la frustrazione per un mancato risultato positivo non dovrebbero mai condizionare i giudizi, e soprattutto le parole, di una società nei confronti dell'ente che governa il campionato. Tantomeno metterne in dubbio l'etica e la morale. La protesta della società campana doveva essere, nelle prime intenzioni, un tentativo di alzare la voce in quello che sarebbe stato, secondo la società azzurra, un tentativo subdolo di pilotare il campionato e favorire l'ingresso in Champions League delle avversarie degli azzurri. In seconda battuta anche un modo di gettare fumo negli occhi a chi era pronto a scagliarsi contro la squadra, obiettivo fallito ugualmente dal momento in cui i maggiori capi d'accusa sono stati per Benitez e la squadra che non è riuscita comunque a superare i bergamaschi.