Da simbolo del nuovo corso a semplice traghettore, il destino di Filippo Inzaghi è da tempo segnato. Il Milan vuol evitare capitomboli lungo la stagione e prova a dare un segno di continuità, almeno fino all'estate. Lì è pronta l'ennesima rivoluzione, una ricostruzione che investe gran parte della rosa, fino a toccare la guida tecnica. Convinzione diffusa a Milanello è che Inzaghi non sia ancora in grado di gestire un ambiente che regge su complessi equilibri. La rosa non è di primo piano, ma le carenze del tecnico sono evidenti, in termini di conduzione e di scelte.
Avanti con Inzaghi, per qualche mese, a meno di rotture prolungate. A San Siro arriva il Cagliari e l'obiettivo è recuperare un pizzico di fiducia, consolidare quella riserva di credito rinforzata dal gioco espresso a Firenze. Con la Fiorentina i pro e i contro del Milan, una partita ben interpretata, il vantaggio firmato Destro, poi il passo indietro e la rimonta.
"Un allenatore deve considerare la prestazione, contro la Fiorentina non meritavamo di perdere, adesso però bisogna vincere. Ho detto che volevo ritrovare il gioco del Milan. I cambi che avremo ci permetteranno di gestire meglio la gara e potremo tornare a giocare un bel calcio. Quando alleni il Milan sai a cosa vai incontro ed io vado avanti per la mia strada. La squadra mi dà delle risposte durante gli allenamenti, a Firenze abbiamo avuto l'atteggiamento giusto. Io vado avanti sulla mia strada, poi chi mi dovrà valutare farà le sue scelte. A fine stagione la società valuterà il mio lavoro e deciderà con serenità cosa fare. Qui tutti vogliono il bene del Milan, io per primo".
Il Cagliari giunge a Milano rinfrancato dal ritorno in panchina di Zeman. La parentesi Zola, promettente in avvio, si spegne tra molte ombre e poche luci, e, con il consenso del pubblico, la società sceglie di fare un passo indietro. La prima del Zeman-bis con l'Empoli, un pari amaro, ma un punto che mantiene comunque in vita le speranze di salvezza.
"Abbiamo visto la loro partita contro l'Empoli - spiega Inzaghi -. Le squadre di Zeman hanno giocate molto veloci davanti, hanno attaccanti rapidi e giocheranno in ripartenza. Dovremo stare attenti ma siamo a San Siro, dovremo cercare di essere un po' più cinici per chiudere le partite, a Firenze non lo siamo stati. In Italia non ci sono partite semplici, ma penso che la squadra sia pronta. Veniamo da due partite dove abbiamo raccolto meno di quanto meritavamo".
L'oggetto misterioso di casa Milan è Alessio Cerci. Scippato all'Inter nel mercato di gennaio, presentato alla stampa come possibile salvatore, con Inzaghi poco spazio e nessun cenno di crescita. "Per Alessio a Firenze non era una partita facile, l'ho messo per mettere un po' di preoccupazione alla Fiorentina e per fare il secondo gol. In avanti ho molte scelte, qualcuno deve restare fuori. Io vedo come si allenano, con grande voglia, poi devo prendere delle decisioni. Cerci un delusione? No, ha fatto qualche buona partita. E' arrivato in un momento non facile, se fosse arrivato a settembre forse avrebbe avuto meno difficoltà".
L'ultima considerazione di Inzaghi è un richiamo a tifosi e squadra. La parola passa al campo e il Milan, in campo, ha qualcosa da dimostrare "Dobbiamo far tornare i tifosi allo stadio facendo buone partite e buoni risultati. Questo è un momento complicato, la risposta migliore è parlare poco e fare tanti fatti, ripartire dalla prestazione di Firenze ma conquistare anche i tre punti, dobbiamo ritrovare la vittoria che ci manca".