Era il 28 ottobre 2012 e allo stadio Massimino di Catania andava in scena quella che fu una delle partite più controverse di quella stagione: annullato un gol regolare a Bergessio e convalidato un gol in offside di Vidal. Le polemiche passano, ovviamente, come sempre, ma ciò che rimane di quel giorno è la seconda presenza da titolare di Paul Pogba, un giocatore di cui si era fatto un gran parlare ma che in pochi, in realtà, avevano visto giocare. I catanesi, quel pomeriggio, rimasero stupiti da quel diamante ancora grezzo, tanto da tributargli un'ovazione nonostante la storica rivalità con la tifoseria bianconera (ricordiamo, da ultimo, gli striscioni esposti in occasione di Juventus - Borussia Dortmund). Quel giorno, in curva, c'ero anch'io e ricordo di aver avuto un sussulto al cuore ad esso paragonabile solo quando, dagli spalti, avevo avuto la fortuna di vedere giocare Messi ed Ibrahimovic.
Quando uno ha talento, viene fuori subito. Non guardi l'età, l'esperienza, chi ha davanti. Uno così deve giocare. Il ragazzo, infatti, dopo meno di metà stagione riuscì a prendersi il posto da titolare in uno dei centrocampi, a detta di molti, tra i più forti al mondo. E fa niente se ogni tanto si prende delle pause o se, conscio del suo immenso talento, tenta giocate fini a se stesse. Alla sua età tutto è concesso, specialmente se hai una testa, una volontà e un'ambizione come la sua. Paul, infatti, è un ragazzo umile, che non ha mai dimenticato le strade, i campetti in terra e gli amici della banlieu parigina, a Roissy-en-Brie, una cittadina di 22.000 abitanti ad una trentina di chilometri da Parigi.
In quel pomeriggio di ottobre stupì Catania, ma il primo ad accorgersi di lui fu lo zio materno, Riva Toure, ex calciatore dell' As Kaloum Star. Quando notò l'impressionante forza muscolare del nipote, decise di gonfiare più del normale i palloni in modo da svilupparne la potenza nelle gambe. Non stupiamoci, quindi, se quasi tutte le sue gemme sono state realizzate da fuori area e gli hanno permesso di essere ribattezzato PogBoom. Tutti i suoi soprannomi, dal Polpo a "la Pioche" (il piccone) sono legati alla lunghezza delle sue leve e a quella innata capacità di trovare sempre il contrasto vincente. Ma il francesino non è solo forza, è un mix di tecnica, visione di gioco, capacità di inserimento e, per ultimo, last but no least, personalità. Nonostante venga accostato spesso ai due più grandi francesi di sempre, Zidane e Platini, forse il giocatore più simile è un altro grande bianconero del recente passato, quel Patrick Vieira figlio della generazione d'oro transalpina, leader indiscusso dei Blues che vinsero Europei e Coppa del Mondo. Sperando di tornare ai fasti di quegli anni, la Francia sa già che è da lui che deve ripartire e, così, anche il Psg, il club più importante della Ligue One, vorrebbe portarlo nella capitale sfruttando l'immagine del ragazzo ed il clamore mediatico che un'operazione del genere potrebbe avere in prossimità degli Europei del 2016, che si terranno proprio in Francia.
Ma a prescindere dalle questioni patriottiche, tutta Europa si è messa in fila per lui, ben sapendo che il ragazzo potrebbe già giocare titolare in qualsiasi squadra al mondo. Per ora la Juve se lo gode e Marotta e Agenlli, artefici dello scippo al Manchester United, riflettono. Dall' "essere o non essere?" di shakespeariana memoria, si passa al "vendere o non vendere?". Cento milioni sono difficili da rifiutare, se non impossibili, ma pensare ad un' operazione "Zidane bis" è da folli. Il franco-algerino lasciò Torino alla soglia dei trent'anni portando in dote il cash utile per acquistare Buffon, Nedved e Thuram. Impensabile adesso riuscire a credere di poter portare nell'attuale Serie A giocatori di quel calibro. E, se non adeguatamente sostituto, i pentimenti potrebbero essere tanti. Chiedete notizie al Totthenam e al Liverpool su Gareth Bale e Luis Suarez. Nel frattempo il centrocampista juventino toglie la sua squadra dai carboni ardenti, come lunedì sera nella partita contro il Sassuolo in cui ha timbrato il gol numero otto in stagione (uno in Champions League e sette in campionato, eguagliando il suo record personale, ma con ancora tredici giornate a disposizione per migliorarlo). Riflettete con calma. In attesa di una risposta, un regalo lo fa lui: Juve, il quarto scudetto è tuo!